Il caso
Bari, al luna park con la pistola nel borsello «griffato»: arrestato sul lungomare un 17enne degli Strisciuglio
Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, indagando sul mercato nero delle armi dal quale si rifornisce la camorra barese, sono risaliti fino al diciassettenne e al fatto che si fosse munito di una «bocca di fuoco»
Bari - La regola dei «carusi» con la pistola, nelle sere di San Nicola, patrono della città. Sono i ragazzi dei clan, con una forte e precoce inclinazione a delinquere, svezzati dalla mala, legati alla camorra per vocazione o legami di sangue, che si pavoneggiano con la semiautomatica nel borsello, sul lungomare delle giostre.
Ha 17 anni e appartiene alla paranza del San Paolo, il caruso fermato mercoledì notte, dai «falchi» della Squadra Mobile, al luna park sul lungomare. Il giovanotto ha vincoli di parentela con gli Strisciuglio di Carbonara.
La pistola di fabbricazione turca, con il caricatore pieno, capace di sparare colpi in rapida successione, effetto mitraglietta, era infilata in un borsello. Non un porta necessaire qualunque ma un borsetto da uomo griffato, marca Gucci, autentico, valore 500 euro che il diciassettenne aveva comprato con un po’ di sconto appositamente per fare passerella e pavoneggiarsi in stile «cafonal» con le amiche e gli amici di comitiva (anche loro ragazzi di paranza) alle giostre di San Nicola.
Non è stato un caso che i falchi fossero sul lungomare Imperatore Augusto poco prima la mezzanotte. Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, indagando sul mercato nero delle armi dal quale si rifornisce la camorra barese, sono risaliti fino al diciassettenne e al fatto che si fosse munito di una «bocca di fuoco».
I falchi gli si sono avvicinati senza che nessuno dei ragazzi della sua comitiva intuisse quella che stava per accadere. Gli hanno sbarrato il passo, chiedendo che consegnasse il borsello. Di tutta risposta il diciassettenne si è svincolato e a forza di spintoni ha tentato di allontanarsi protetto dai compagni. È scoppiato un parapiglia ma il tentativo del ragazzo con la pistola di sottrarsi all’arresto è fallito. Sotto gli sguardi attoniti della gente che stava partecipando alla festa è stato bloccato e condotto in Questura. Dopo le formalità di rito il trasferimento al Fornelli. I ragazzi che hanno cercato di spalleggiarlo sono stati identificati e la loro posizione è all’esame degli investigatori. La pistola è stata sequestrata. Gli investigatori tendono ad escludere che il ragazzo avesse intenzione di utilizzarla. È altamente probabile che se la fosse tirata dietro per metterla in mostra tra gli amici di comitiva e vantarsi. Per i carusi «il ferro» è un simbolo di forza, di supremazia, un modo per costruirsi una reputazione. Uscire armati è un vanto, una necessità ma anche un esercizio di potere. Come per i cugini Capriati, due pronipoti del padrino di Bari Vecchia, Antonio Capriati, detto «Tonino», terza generazione di una famiglia di criminalità che ha scritto la storia della camorra barese. Nel maggio del 2016 avevano rispettivamente 18 e 16 anni quando vennero fermati insieme nel luna park la sera della festa di San Nicola. Il più grande, all’epoca con la fedina penale immacolata, aveva nella cintola dei pantaloni un revolver Smith & Wesson calibro 38, con matricola abrasa, completo di munizionamento. Il cuginetto, per non essere da meno una semiautomatica Sig Sauer calibro 7.65, anche questa con matricola abrasa e 6 cartucce nel caricatore. Nel 2019 invece è finito in manette sotto i fuochi della festa un ventenne incensurato del quartiere Madonnella, sorpreso mentre spacciava dosi di hashish sotto la ruota panoramica, anche lui era armato.