il caso

Appaltopoli a Molfetta, oggi il sindaco Minervini e altri sette indagati attesi davanti al gip per l'interrogatorio

Sono accusati - a vario titolo - di turbativa d’asta, corruzione, peculato e depistaggio. Secondo quanto emerso dalle indagini della GdF, il primo cittadino avrebbe scambiato favori con sostegno elettorali

TRANI - È il giorno degli interrogatori preventivi per gli otto indagati nel terremoto giudiziario che ha sconvolto il Comune di Molfetta, accusati - a vario titolo - di turbativa d’asta, corruzione, peculato e depistaggio. Tra loro c'è il sindaco Tommaso Minervini, che in giornata sarà ascoltato dal gip di Trani Marina Chiddo. Sarà lei a stabilire se il quadro probatorio contenuto in oltre 9mila pagine di atti giustifichi la misura cautelare degli arresti domiciliari: la Procura prospetta il rischio di reiterazione, essendo tutti gli indagati ancora in carica. 

Nel dettaglio, i pm Francesco Aiello, Francesco Tosto e Marco Gambardella hanno chiesto i domiciliari per Minervini e anche per i dirigenti comunali Alessandro Binetti, 58 anni di Bari, Lidia De Leonardis, 58 anni di Bari, l’imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, 79 anni di Bari e per l’autista (e cugino) del sindaco, Tommaso Messina, 66 anni di Molfetta, mentre hanno chiesto il divieto di dimora a Molfetta per Domenico Satalino, 54 anni di Bari, il funzionario Mario Morea, 64 anni di Bari e l’ex luogotenente della Finanza, Michele Pizzo, 60 anni (ora in pensione), residente a Molfetta. 

«Collusioni, promesse e altri mezzi fraudolenti», usati per impedire la partecipazione a offerenti diversi da quelli a cui l’avviso sarebbe poi stato assegnato. Una gara «all’apparenza regolare» ma formulata da «un esperto in materia amministrativa e uno in materia legale» per una «illecità finalità». Possono essere riassunti così i 21 capi di imputazione a carico degli indagati: secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, il primo cittadino avrebbe scambiato favori con sostegno elettorali. Gli accertamenti sono successivi a controlli fatti tre anni fa quando, i finanzieri hanno iniziato a indagare su possibili irregolarità nella gara per la realizzazione della nuova area mercatale: il cantiere fu poi sequestrato. Così sarebbero saltate fuori altre anomalie, come raccontano intercettazioni ambientali e telefoniche. Come quella in cui Minervini e Totorizzo parlano di una gara per il porto con il sindaco che avrebbe inteso favorire l’imprenditore agevolando il testo del bando. In un’altra intercettazione, Minervini prometterebbe un posto in una municipalizzata. Per l'autorità giudiziaria inoltre, le auto di servizio sarebbero state gestite con «criteri personalistici, per un periodo prolungato e al di fuori di ogni controllo». Da qui, la richiesta di arresti domiciliari per Minervini e gli altri. 

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