serie b
Vivarini e il cuore in tumulto: «Catanzaro-Bari, battaglia»
A metà strada fra il biancorosso ed il giallorosso, Vivarini traccia un solco nel suo recente passato da allenatore di pugliesi e calabresi prossimi alla sfida del Ceravolo
BARI - A metà strada fra il biancorosso del Bari ed il giallorosso del Catanzaro, Vincenzo Vivarini traccia un solco nel suo recente passato da allenatore di pugliesi e calabresi prossimi alla sfida del Ceravolo di domenica prossima. Al momento, è alle prese con la «pausa forzata» dopo l’esperienza in panchina della B in corso a Frosinone terminata con l’esonero frutto della partenza negativa (6 punti in 9 partite).
Nel conto, un’avventura con i Galletti nella C dal 2019 in poi culminata con la finale playoff persa a Reggio Emilia il 22 luglio 2020. Rimasto sotto contratto con i pugliesi (ma sulla panchina del Bari c’èera già Auteri) il 25 novembre del 2020 ritrova la B con la Virtus Entella. Dal 2021 a Catanzaro, al posto dell’esonerato Antonio Calabro, porta i calabresi al secondo posto dietro il Bari capolista di Mignani. Anche lì, eliminazione in semifinale. Il riscatto, nella stagione 22’/’23 che riporta i giallorossi in cadetteria con cinque giornate d’anticipo e a diciassette anni di distanza col record assoluto di punti (96) nella storia della C. Escalation catanzarese sino ai playoff di B dell’anno scorso.
Vivarini, di cosa si sta occupando in questi mesi dopo la parentesi chiusa a Frosinone?
«Ho tempo per guardare e studiare cosa fanno gli altri, oltre che per aggiornarmi. Per un allenatore è importante stare sempre sul pezzo. Tra questi anche Bari e Catanzaro, squadre che ho nel cuore. In linea di massima, i primi risultati di giornata che controllo sono i loro».
Cosa ricorda della sua gestione in C col Bari? Quella finale playoff di Reggio Emilia grida vendetta.
«Ne ho parlato tante volte. Fu un anno di gestione perché arrivai in corso d’opera in autunno. Era una squadra di giocatori esperti. Si poteva vincere di più. Quando subentri, il progetto tecnico è diverso da quello che hai in mente. Poi, intervenne il Covid che condizionò il risultato finale. Arrivammo alla fine giocando bene. Ma giocare le finali dopo due mesi di stop ci fece perdere un po’ dismalto. A Reggio Emilia ci mancò anche un pizzico di fortuna».
Luigi De Laurentiis non ha mai nascosto di essersi pentito di averla lasciata andare via. Le sarebbe piaciuto aprire un ciclo a Bari?
«Certo, non scherziamo. Bari è una delle piazze più importanti d’Italia e il suo campionato di pertinenza è la seria A. C’è calore e vicinanza assoluta alla squadra, di quelli che riempiono il San Nicola. Figuriamoci se non avessi desiderato rimanere. Però, si fanno delle scelte e non sempre i programmi coincidono».
Possiamo dire che, con la promozione in B, dopo due anni ha ottenuto a Catanzaro quello che aveva per poco sfiorato a Bari? In Calabria fu una stagione record.
«Una situazione simile a quella di Bari. Il primo anno entrai in corsa. Facemmo un mercato di gennaio importante, programmando già un progetto tattico. I futuri risultati ne furono una logica conseguenza. Disputammo una stagione eccezionale».
Un duello a distanza tra Bari e Catanzaro lo aveva già vissuto nella C 21/22 quando il Bari di Mignani arrivò primo e il suo Catanzaro secondo.
«Quell’epilogo ci diede la forza per ripartire con un progetto importante, appoggiato da una società solida».
Catanzaro e Bari lottano in B per rientrare nei playoff. I giallorossi sono quinti e inseguono la Cremonese a più tre. I pugliesi arrancano tra l’ottavo ed il nono posto.
«La partita di domenica prossima mette di fronte due realtà importanti. Il Catanzaro ha un progetto tecnico più avanzato e ha giocatori più consolidati che stanno insieme da tempo. Quello del Bari è un progetto nuovo, iniziato quest’anno. Sta facendo anche bene, ma non è rodato come il Catanzaro. Sotto questo aspetto, vedo avanti i calabresi. Nel Bari ci sono comunque delle individualità in grado di creare problemi all’avversario. L’arma importante dei padroni di casa è l’entusiasmo del gruppo e dell’ambiente. A differenza di Bari, dove invece noto una squadra non su di giri. E questo si paga in campo».
Domenica c’è il faccia a faccia. Il Bari troverà un ambiente caldo ed un avversario agguerrito. Al Ceravolo, i ragazzi di Caserta non perdono da tre mesi.
«Catanzaro è una piazza calda. I tifosi sono eccezionali. Li stimo tanto e gli vorrò bene per tutta la vita. Mi hanno aiutato tanto. Penso che daranno il massimo per spingere la squadra alla vittoria anche contro il Bari».
Un Catanzaro a corrente alternata: nelle ultime tre gare, ha perso due volte. Il Bari viene da tre pareggi e una sconfitta.
«In casa, però, i giallorossi hanno da poco battuto il Cosenza nel derby facendo il pienone sugli spalti. Ora si torna a giocare in casa e si vorrà tornare a correre. Il Bari, invece, ha dei problemi. Le ambizioni sono di fare il salto di categoria. Ma si viene da un’annata difficile. Lottare adesso per i playoff indica che, in fondo, la strada è quella giusta. Però, ancora non basta. Di conseguenza, manca l’entusiasmo. Bisogna capire che questo fattore, trasmesso alla squadra solo dalla gente, porta punti. Per vincere la B, ci vuole il priscio».
Caserta-Longo. Sul piano tattico che confronto sarà?
«Longo preparerà la partita in fase difensiva e cercherà di bloccare il Catanzaro che, dal canto suo, è ben consolidato. Prevedo una battaglia. Il Bari cercherà di sfruttare la velocità e le ripartenze negli spazi che il Catanzaro può concedere nelle transizioni».
Mancano sette partite alla fine. La squadra di Longo ancora non convince sul piano della tenuta mentale. Secondo lei, che è uomo di spogliatoio, da cosa dipendono questi cali di concentrazione?
«Subentra un correlarsi di situazioni. Nel momento in cui non ti è facile fare la partita perché vai incontro a diversi problemi, tutto si complica. Se il progetto tattico non è ben oleato affiorano le difficoltà che si riflettono nei risultati. L’effetto è l’assenza di continuità di prestazione. C’è anche da dire che una piazza come Bari richiede giocatori di grandissima personalità e in grado di esaltarsi».
Dopo la sconfitta rimediata a Carrara domenica scorsa, Longo ha parlato di squadra condizionata dai fischi dei tifosi e di pressione legata all’obiettivo playoff da raggiungere. Due alibi che hanno fanno storcere il muso alla piazza.
«Il problema è proprio questo. A Carrara ci sono state delle mancanze. Si poteva fare meglio. Su questo bisogna lavorare tanto. Occorre farsi trovare pronti per lavorare in una piazza come quella biancorossa».
Con quale spirito suggerisce di affrontare lo sprint finale del campionato?
«Consiglio alla squadra di avere entusiasmo, motivazioni e tanta voglia di stupire ed esaltarsi per quella che è Bari. Una realtà eccezionale».