L'uomo gestisce una frutteria

Isee basso, il Tar rigetta ricorso di un commerciante albanese a Bari e gli nega la cittadinanza: «Il Covid è una scusa, ci riprovi»

Isabella Maselli

I giudici: «È il suggello di un percorso di integrazione compiuto ed è discrezionale»

BARI - La battaglia di un commerciante di origini albanesi e residente da molti anni in provincia di Bari per ottenere la cittadinanza italiana finisce davanti al Tar e i giudici amministrativi gli danno torto: non ha redditi sufficienti e la crisi economica degli anni del Covid non basta a giustificarlo, dal momento che gestisce una frutteria e «l’approvvigionamento degli alimenti - si legge nella sentenza - è pur sempre stato garantito, anche durante le restrizioni imposte per il contenimento della pandemia».

Nel provvedimento, che lascia comunque aperto uno spiraglio per il futuro, il Tribunale ricorda innanzitutto «che la concessione della cittadinanza presuppone ampia discrezionalità in capo all’amministrazione» e, in ogni caso, «l’interesse legittimo a conseguire la cittadinanza deve necessariamente coniugarsi con l’interesse pubblico alla verifica dell’inserimento, a pieno titolo, nella comunità nazionale; in tale dimensione, l’amministrazione ha il compito di saggiare che il soggetto sia in possesso delle qualità necessarie per ottenere la cittadinanza: l’assenza di precedenti penali o di polizia, la sussistenza di redditi sufficienti a sostenersi, l’aver serbato una condotta di vita che esprima l’integrazione sociale e il rispetto dei valori di convivenza civile».
Il conseguimento della cittadinanza, cioè, «può solo rappresentare il suggello, sul piano formale e giuridico, di un percorso di integrazione compiuto». Quindi, «l’inserimento dello straniero nella comunità nazionale può dirsi avvenuto, quando l’amministrazione ritenga che quest’ultimo abbia conseguito ogni requisito atto a dimostrare l’inserimento in modo duraturo nella comunità». L’imprenditore vive a Bari da più di dieci anni con moglie e figli che qui frequentano la scuola, e gestisce una rivendita di frutta e verdura in provincia. A gennaio 2022 ha chiesto il riconoscimento della cittadinanza ma il Ministero dell’Interno glielo ha negato.

Ed ecco, allora, che il Tar lascia la porta socchiusa: «Non sussistendo alcun elemento preclusivo derivante da precedenti penali o di polizia, - dicono i giudici - l’esigenza di raggiungere una data capacità economica e di mantenerla fino al previsto giuramento di fedeltà alla Repubblica potrà essere valutata a seguito della presentazione di una nuova e più aggiornata e documentata domanda di concessione della cittadinanza». 


Privacy Policy Cookie Policy