Al porto
Capi d'abbigliamento contraffatti in un container arrivato dalla Turchia: a Bari sequestrati 30mila pezzi. Copiati perfino i QR Code
Vari i brand presi di mira, anche di nicchia: la merce è stata sottoposta a perizia tecnica
BARI - I finanzieri del II Gruppo Bari, unitamente ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno sequestrato nel porto del capoluogo pugliese circa 30mila pezzi di prodotti d’abbigliamento riportanti marchi contraffatti. Grazie all’analisi dei rischi sui flussi commerciali e sulla merce in entrata nel territorio nazionale è stato intercettato il materiale ingente di origine turca. In particolare, l'analisi è stata condotta incrociando i dati relativi alle rotte commerciali, alle tipologie di trasporto, alla coerenza tra merce dichiarata e nominativi delle ditte speditrici nonché destinatari, con le informazioni presenti nelle banche dati a disposizione delle Fiamme Gialle e dell’Agenzia dei Monopoli. In un container proveniente dalla Turchia, sono stati trovati i capi di abbigliamento con loghi di noti marchi internazionali.
Grazie alla manifattura particolarmente pregevole, i prodotti contraffatti avrebbero potuto indurre in errore gli acquirenti una volta immessi sul mercato. La peculiarità del carico risiede anche nella significativa varietà delle marche contraffatte presenti. Quest’ultimo dato testimonia la costante evoluzione del fenomeno della contraffazione che, negli ultimi anni, non si limita più alla mera riproduzione di marchi noti e riconoscibili sul mercato ma si indirizza anche verso brand “di nicchia”, aumentando in tal modo il rischio per il consumatore finale. A conferma di tale trend evolutivo, la presenza nel carico sequestrato di capi contraffatti frutto di joint venture tra grandi griffe della moda, a dimostrazione della costante attenzione del mercato del falso alle richieste provenienti dai potenziali acquirenti. La merce è stata sottoposta a una perizia dai tecnici delle aziende titolari dei marchi, i quali hanno confermato la contraffazione dei prodotti e dei segni distintivi, tutelati dai diritti di proprietà intellettuale. Le operazioni hanno portato al sequestro dell'intero quantitativo di merce, con la contestazione del reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni mendaci.