Le carte
La masseria da 7 milioni di Olivieri: «Usata soltanto per girare un corto»
In un vecchio fascicolo i retroscena sull’acquisto dell’immobile di Polignano che doveva servire per la beneficenza
BARI - Può la realizzazione di un cortometraggio divulgativo giustificare da sola l’acquisto (per 7 milioni di euro) di una masseria trasformata per qualche giorno in un «set»? Il buon senso, prima che le valutazioni giuridiche, dovrebbero escluderlo. Una pertinenza piuttosto fragile, quella che c’era tra l’attività svolta dalla fondazione Maria Rossi (assistenza e cura delle persone malate di tumore), onlus costituita e gestita da Giacomo Olivieri, e la masseria Grottole di Polignano venduta da Olivieri al suo ente benefico con una plusvalenza da 6 milioni.
Un polveroso fascicolo del 2016 aperto per truffa ai danni della fondazione viene valorizzato oggi dalla Procura di Bari alla luce delle più recenti accuse a carico di Olivieri (difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta). Diciamolo subito: Olivieri, perno dell’inchiesta Codice Interno, all’epoca è stato prosciolto perché mancava la condizione di procedibilità dell’accusa di truffa. La Fondazione, ipotetica persona offesa, avrebbe insomma dovuto denunciare il suo dominus.
Di certo - dicevamo - i commercialisti Mariangela Quatraro, Leonardo De Luca e Marco Amenduni, periti dei pm baresi Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, ritengono che le attività di assistenza sociale della fondazione intitolata alla madre di Olivieri siano state avviate solo a partire dal 2015, molto tempo dopo rispetto alla sua costituzione. Le attività peraltro riguardano «pochissimi soggetti bisognosi ad eccezione del progetto Trasporto Solidale» (circa 130 persone trasportate con un’autovettura donata grazie all’impegno di volontari e autisti). Tutte iniziative portate avanti lontano da Polignano.
La masseria, sempre stando agli accertamenti, «è stata unicamente impiegata per la realizzazione di un cortometraggio nell’ambito del progetto denominato “Cura per l’anima”», l’unica attività che «per caratteristiche e finalità potrebbe essere accostata al sito polignanese», costato davvero tanto. Il progetto «consiste esclusivamente in un video» girato in masseria «ove io esprimo la mia testimonianza della malattia vissuta» sintetizza ai finanzieri il responsabile dell’iniziativa.
Spente le luci delle telecamere, su masseria, chiesa rupestre, depositi e terreni costati 7 milioni è tornato il buio. Difficile scorgere «qualsivoglia pertienzialità/accessorietà alla funzione solidaristica posta in essere dalla fondazione» annotano le fiamme gialle. Nessuna traccia della «struttura residenziale presso il sito archeologico Madonna di Grottole» che sarebbe dovuta sorgere per accogliere e riabilitare pazienti oncologici. Un progetto rimasto letteralmente solo sulla carta: gli investigatori hanno ritrovato solo una brochure.
«Ad oggi - scrive la Finanza nell’agosto 2016 - nessun progetto/lavoro risulta avviato presso tale sito che permetta di utilizzare tale compendio immobiliare per il conseguimento delle finalità» della fondazione. Lo stesso Olivieri, sentito il 13 maggio 2016, conferma: «Al momento non è stata realizzata alcuna struttura necessaria a tale scopo». Una impresa in salita visti i vincoli architettonici sull’area e la «limitatissima percentuale di edificabilità».
Insomma - ritiene la Procura - un affarone solo per Olivieri. Tra mutui facili e perizie generosissime (la «Gazzetta» ne ha parlato ieri), vendendo alla sua Fondazione Olivieri ha guadagnato sei milioni di euro. Chi ci ha rimesso? Proprio la sua onlus: «Nessun concreto beneficio è stato apportato agli assistiti della fondazione da tale operazione immobiliare, nonostante essa incida pesantemente sulla gestione finanziaria dell’ente in ragione delle risorse adoperate per il pagamento del mutuo ad essa connesso», scriveva la Finanza. «La maggior parte degli introiti della onlus (derivanti in grandissima parte dell’attribuzione del 5 per mille e da donazioni personali) è stata destinata al pagamento del mutuo relativo all’acquisto del compendio immobiliare, che ad oggi non è mai stato di fatto impiegato concretamente in nessuna delle iniziative promosse dall’ente, anziché essere destinata ad opere di effettivo sostegno ai bisognosi». La fondazione, insomma, era un paravento delle «esigenze di carattere esclusivamente personale» di Olivieri.