Il caso

Bari, il Comune non verrà sciolto. In arrivo un commissario (anche) per Amiu e Multiservizi. Leccese: «Grande giorno». D'Attis: «Chiederò audizione Piantedosi»

Massimiliano Scagliarini

La decisione del ministro Piantedosi: forse nel mirino anche la Polizia municipale

BARI - Il dossier conclusivo del procedimento antimafia che riguarda il Comune di Bari non è approdato in Consiglio dei ministri, dove non si è parlato del caso che da marzo tiene con il fiato sospeso l’amministrazione comunale per la possibilità che Palazzo Chigi potesse disporre lo scioglimento. E questo perché, appunto, non ci sarà alcuno scioglimento. Ma ci sarà invece il commissariamento di due aziende comunali (che si aggiungono a quello dell’Amtab, già disposto dal Tribunale) oltre che le sanzioni individuali per alcuni dipendenti.

È questa dunque la decisione del governo a 11 mesi dall’avvio dell’ispezione sul Comune di Bari a seguito dell’indagine Codice Interno. La decisione è del ministro Matteo Piantedosi, che - sulla base degli accertamenti svolti dagli ispettori nominati dalla prefettura di Bari - non ha rilevato la sussistenza degli elementi richiesti dalla legge («forme di condizionamento degli organi amministrativi ed elettivi») per disporre lo scioglimento del consiglio comunale. Ma ha tuttavia istruito un provvedimento per l’applicazione dei provvedimenti previsti all’articolo 143 comma 5 del Testo unico sugli enti locali, ovvero quelli che riguardano dirigenti e dipendenti comunali.

La legge consente infatti al ministro, «anche nei casi in cui non sia disposto lo scioglimento», di disporre «ogni provvedimento utile a far cessare immediatamente il pregiudizio in atto e ricondurre alla normalità la vita amministrativa dell'ente» nei confronti di dipendenti e dirigenti.

Il procedimento antimafia nei confronti del Comune di Bari è partito a marzo dalle risultanze dell’inchiesta Codice Interno in cui la Dda di Bari ha messo nel mirino i rapporti tra politica e criminalità organizzata, e in particolare - per quello che rileva - il fatto che alcune persone (formalmente incensurate) riconducibili al clan Parisi avrebbero fatto pressioni sui vertici dell’azienda dei trasporti Amtab per ottenere l’assunzione di propri congiunti. Di qui l’avvio delle verifiche che hanno riguardato tutte le altre aziende comunali, oltre che gli uffici dell’ente e - sempre partendo dalle inchieste giudiziarie dell’ultimo quinquennio - anche i possibili rapporti della criminalità organizzata.

Non sarebbero emersi casi «di condizionamento degli organi amministrativi ed elettivi» che possano aver avuto influenza su «appalti, contratti e servizi» ulteriori rispetto a quello di Amtab, già oggetto di commissariamento da parte del Tribunale di prevenzione (il provvedimento scade il 26 febbraio e potrebbe essere prorogato). Ci sarebbero però casi in cui alcuni uffici comunali (si tratterebbe della Polizia municipale) potrebbero aver avuto un approccio non imparziale rispetto a persone controindicate: l’indagine della Dda ha fatto emergere il caso delle due vigilesse che si sono rivolte al presunto autista di Tommy Parisi per vendicarsi di un automobilista che le avrebbe insultate. Ma da inchieste precedenti è stato ricavato anche il caso di un dipendente comunale che avrebbe eseguito visure anagrafiche per conto di una persona vicina a un clan di Bari vecchia.

I provvedimenti di commissariamento delle aziende comunali in cui sono state rilevate criticità in relazione alla presenza di elementi ritenuti vicini alla criminalità organizzata vengono invece applicate attraverso il Codice Antimafia. Quelle in cui la relazione ha evidenziato la presenza di persone vicine ai clan mafiosi sono, oltre l’Amtab, anche l’Amiu e la Multiservizi che potrebbero dunque essere oggetto dei provvedimenti di commissariamento.
Lo stesso ministro Matteo Piantedosi, parlando davanti ai sindaci all’ultima assemblea dell’Anci di Torino, aveva spiegato di ritenere possibile l’applicazione di «commissariamenti» alle aziende comunali utilizzando uno strumento normativo diverso dal Testo unico sugli enti locali. E dunque appunto il codice Antimafia, che viene di norma utilizzato per le interdittive nei confronti delle società private.

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