la vicenda

Santerano, il marocchino ucciso fu «attirato in trappola» Contro di lui esploso l’intero caricatore

Onofrio Bruno

Il telefono del 43enne potrebbe svelare i retroscena dell’appuntamento con la morte nelle campagne di Cassano. Probabilmente un incontro concordato.

SANTERAMO - Un agguato dal quale Akimi Bahbah non avrebbe potuto avere scampo. Il killer del 43enne marocchino, che viveva a Santeramo, ha sparato numerosi colpi di pistola e lo ha colpito più volte nelle campagne di Cassano, nei pressi della strada provinciale 236. Probabilmente c'era un appuntamento concordato. I carabinieri della compagnia di Altamura indagano sul mondo della droga, ma in questa fase iniziale non escludono nulla.

Erano le 13.30 di sabato quando i militari sono intervenuti nell'area rurale compresa tra Cassano e Santeramo in Colle, in contrada Pataffio, dopo la segnalazione di alcuni passanti che avevano notato la Peugeot 308 che sostava su un terreno limitrofo. Scoperta tragica. Nell'abitacolo, al posto di guida, era riverso il corpo di Bahbah. Il finestrino del tutto in frantumi. Alcuni fori di proiettile anche sullo sportello del lato passeggero.

Le indagini, coordinate dal pm della Procura di Bari Luisiana Di Vittorio, sono condotte dalla compagnia dell'Arma di Altamura, guidata dal maggiore Leonardo Bochicchio. Subito dopo il ritrovamento del cadavere, sul posto sono giunti da Bari gli analisti della sezione investigazioni scientifiche (Sis) per procedere ai rilievi di natura tecnica. Chi ha ucciso il 43enne ha scaricato quasi un intero caricatore perché i colpi esplosi sono stati cinque o sei. Dalla dinamica che si desume, l'uomo è stato ucciso in auto da qualcuno che ha sparato vicino al suo sportello, crivellando il finestrino di colpi. Non ha avuto possibilità di fuga ed è stato ucciso a sangue freddo. Per avvalorare questi riscontri e aggiungere altri elementi, è stata disposta l'autopsia che dovrebbe svolgersi oggi.

Sul luogo del ritrovamento, sono stati effettuati rilievi anche per verificare i segni sul terreno, sulla possibile presenza di altri veicoli. Mentre i fori trovati sul lato opposto del veicolo sono riconducibili agli stessi proiettili, in uscita.

Dall'identificazione è emerso che nella banca dati delle forze dell'ordine risulta un precedente per reati in materia di stupefacenti. Non è un'inchiesta facile perché il 43enne non era molto in vista nel mondo degli affari illeciti. Viveva a Santeramo da molto tempo, ma era poco conosciuto.

Importante stabilire il momento della morte che sarebbe recente rispetto al momento in cui il cadavere è stato trovato. Nella notte tra venerdì e sabato?

Si tratta di aperta campagna ma qualcuno ci passa e quell'auto ferma non poteva passare a lungo inosservata. È proprio da questo tassello che si parte per ricostruire le sue ultime ore di vita. E sapere con chi avrebbe dovuto vedersi perché il posto è lontano dalla città di Santeramo, a metà strada con Cassano, e quindi non casuale. Per sapere proprio questo, potrebbe «parlare» il suo telefono perché sarà esaminato.

Le ipotesi sul campo sono tutte valide in attesa che gli elementi investigativi si cristallizzino. Punto di partenza è sempre il sottobosco dello spaccio di sostanze stupefacenti.

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