serie b
Calcio, l'ex attaccante Vincenzo Santoruvo: «Bari, mi fai penare. Squadra da playoff»
L'intervista: Santoruvo non cancella nulla di quei quattro anni vissuti indossando la maglia del Bari, la squadra del cuore. Anche i bocconi amari e qualche schizzo di fango
BARi - Quando giocava nel Bari gli si perdonava poco o nulla. La sua colpa era di non essere un bomber di razza. Segnava poco, insomma. Dieci all’anno, tutti su azione. Media bassa? Bah. Oggi, con numeri inferiori, c’è gente che sbarca in serie A o che strappa ingaggi pazzeschi. Vincenzo Santoruvo non cancella nulla di quei quattro anni vissuti indossando la maglia del Bari, la squadra del cuore. Anche i bocconi amari e qualche schizzo di fango. Anche perché, lo sanno tutti, i suoi gol furono determinanti in qualche salvezza tribolata in un periodo buio della vita biancorossa.
L’incrocio con Frosinone, poi. Un’altra «vita» intensa, cinque campionati ricchi di storie da raccontare. E la soddisfazione di aver meritato l’attenzione di Antonio Conte, con cui aveva lavorato per sei mesi a Bari. Il mister leccese allenava il Siena e rimase impressionato dalla capacità di «spaventare» i centrali difensivi (Rossettini e Terzi, non due pivelli) di Santoruvo, capace di sprigionare fisicità e personalità. Eppure in Toscana l’attuale allenatore del Napoli disponeva di una batteria di punte niente male: Mastronunzio, Calaiò, Larrondo, Reginaldo e un giovanissimo Immobile (a gennaio arrivò anche Caputo).
Santoruvo, sapeva di questo interessamento di Conte?
«Certo. E la cosa mi rese molto felice. Siamo stati insieme a Bari dove lui poi vinse un campionato alla grande. Non se ne fece nulla anche perché il Frosinone non voleva cedermi e io lì stavo benissimo. Diciamo che ripensarci oggi... mi ricorda che qualcosa di buono in carriera l’ho fatta anch’io».
Il Frosinone vive un momento molto delicato. Sembra la classica stagione storta.
«Penso al Frosinone e mi torna in mente lo scorso campionato del Bari. Quando vivi un’enorme delusione è complicato ripartire. Il Bari perse la A all’ultimo minuto, il Frosinone retrocesse perdendo tutto all’ultima giornata contro l’Udinese e sarebbe bastato un pareggio. Anche a livello ambientale resta qualcosa. E il tutto diventa un problema in più».
Cosa vede nel futuro ciociaro?
«Ho letto la lettera del patron Stirpe. Un uomo fantastico, soffro per lui. Parliamo di uomini d’altri tempi, persone di spessore umano anche al di là del calcio. La famiglia Stirpe non ha fatto solo ottime cose nel calcio ma per l’intera provincia di Frosinone. Confido nella grande esperienza di due grandi uomini di calcio come Guido Angelozzi e Piero Doronzo. Ci sarà da battagliare, però vedo un campionato molto livellato. Fatta eccezio per tre-quattro squadre... puoi far punti contro chiunque».
E il suo vecchio Bari?
«Mi fa penare. Un peccato perché credo che abbia dei valori. Ma dà l’ìmpressione di essere un’incompiuta. Troppi pareggi, troppi vantaggi sprecati. E non può essere solo un caso».
Come si può incidere dalla panchina?
«L’unica è lavorare. Ho un debole per Longo, lo ritengo un ottimo allenatore. E, seppur a distanza, provo a studiarlo, a rubargli qualcosa. Sono convinto che saprà far crescere il gruppo in convinzione e attenzione».
L’obiettivo playoff, assolutamente alla portata anche alla luce di un campionato dai valori tecnici molto modesti.
«Ripeto, al netto di alcune squadre superiori non mi sembra che ci sia granché. E quindi perché il Bari non dovrebbe puntare a piazzarsi nelle prime otto».
Il mercato sembra poter regalare nuova linfa a Longo.
«Pereiro è un ottimo proifilo, per me il mister lo farà giocare dietro una punta. Bonfanti, un attaccante giovane e motivatissimo. E se poi dovesse arrivare una mezz’ala come Maggiore credo che la qualità della rosa sarebbe molto più alta. Poi è ovvio che dovrà essere il campo a valutare la bontà delle scelte di mercato».
Ai playoff, poi...
«In quelle sfide il Bari avrebbe la fortuna di poter giocare con un uomo in più, i sessantamila del San Nicola. I tifosi biancorossi meritano di sognare. Certo, vincere i playoff sarebbe una mezza impresa. Ma quando ti chiami il Bari hai il dovere di puntare ai massimi traguardi».