Il malore

Tragedia a Triggiano, 35enne muore sul campo da calcio: dolore per la scomparsa di Domenico Leonetti

Vito Mirizzi

Il ragazzo si è accasciato al suolo durante il match e non si è più ripreso. A nulla sono valsi i soccorsi del 118. Per l'uomo non c'era già più nulla da fare

TRIGGIANO - «Ragazzi mi gira la testa». Sono state queste le ultime parole di Domenico Leonetti, 35 anni, che lunedì sera, a pochi minuti dal termine della partita giocata sul campo sportivo «Principe di Piemonte», si è accasciato sul terreno di gioco.

I soccorsi sono stati immediati e simultanei. Erano presenti anche alcuni medici che hanno immediatamente fatto ricorso al defibrillatore presente nella stanza medica della struttura, ma anche l’ambulanza del servizio di emergenza del 118 è arrivata dopo appena dieci minuti. Insomma, i soccorsi sono stati molto celeri. I sanitari hanno effettuato gli interventi del caso prima di caricarlo sull’ambulanza per trasportarlo in ospedale. Dopo circa un’ora, però, è arrivata la tragica notizia: Domenico non ce l’aveva fatta. Ragazzo solare che, insieme al fratello, portava avanti l’attività di famiglia, ovvero un panificio, dopo che il papà era improvvisamente scomparso qualche mese fa.

Sul posto è arrivato nelle immediatezze anche il fratello, mentre il gelo è sceso sul campo di calcio e su quei giocatori che stavano disputando una partita amatoriale sul sintetico del campo sportivo. Domenico era un appassionato di calcio tanto che, stando ad alcune informazioni trapelate, disputava anche fino a tre partite di calcetto a settimana. Insomma, un ragazzo con tanta voglia di vivere e fare sport. Non sono ancora chiare le ragioni del malore, ma sta di fatto che si è accasciato dopo aver avvertito, probabilmente, giramenti di testa. Una notizia che ha fatto subito il giro dei social, soprattutto nei gruppi locali, dove l’incredulità regna tra amici e conoscenti, ma anche nella comunità triggianese colpita dalla morte di un giovanissimo.

L’episodio si è verificato intorno alle 21.15 di lunedì sera. Resta il dolore della mamma (con cui viveva) e del fratello, immersi nell’abbraccio commosso di un’intera collettività. 

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