Il caso

Rivolta nel carcere di Bari, 4 detenuti scatenano il caos: infermiere preso in ostaggio e poi rilasciato, un agente in ospedale VIDEO

Isabella Maselli

De Fazio, segretario della Uilpa: «Situazione gravissima». Fonti vicine al governo minimizzano: soltanto un limitato dissenso. La Procura apre un'inchiesta

BARI - Un agente ferito al volto e finito in ospedale, un infermiere tenuto in ostaggio sul piano dove era in corso la protesta, una intera sezione, il carrello dei farmaci preso d’assalto. È il bilancio della rivolta che ha tenuto sotto assedio per alcune ore il carcere di Bari, costringendo i poliziotti penitenziari non in servizio e quelli di altri istituti a intervenire per aiutare i colleghi a sedare la protesta.
Tutto è cominciato tra le 19 e le 20. I detenuti della seconda sezione - la ricostruzione ufficiale parla di quattro reclusi coinvolti nei disordini, mentre quelle diffuse inizialmente dai sindacati di polizia penitenziaria parlavano di tutti i circa settanta detenuti ospitati al primo piano della casa circondariale Ricucci nel quartiere Carrassi - hanno iniziato a protestare. Alcuni di loro sarebbero riusciti a bloccare la porta di una cella mentre l’agente la stava chiudendo, riuscendo poi ad aprire quella accanto dove è recluso un pericoloso detenuto psichiatrico in attesa di Rems. Quindi hanno bloccato l’infermiere che stava passando con il carrello dei farmaci, saccheggiandolo. L’infermiere, che sta bene e non è rimasto ferito, sarebbe stato libero di lasciare la zona in cui era al lavoro dopo qualche minuto.
Nel frattempo un agente penitenziario, nel tentativo di calmare i detenuti in rivolta, è stato colpito violentemente al volto con diversi pugni, rimanendo ferito e venendo medicato poi in ospedale. È stato «un atto di dissenso nei confronti della polizia penitenziaria», secondo le fonti inquirenti, anche se i sindacati di Polizia penitenziaria evidenziano «la condizione del sovraffollamento che colpisce il carcere di Bari come molti istituti del Paese». «A Bari - ricorda la Uilpa Polizia Penitenziaria - a fronte di 252 posti disponibili, sono presenti ben 390 detenuti, gestiti da 220 poliziotti penitenziari quando ne servirebbero almeno 449». E ieri sera, quando è scoppiata la protesta, gli agenti in servizio in tutta la struttura erano poco più di dieci. Questo ha reso necessario chiamare rinforzi da altri istituti, mentre Polizia e Carabinieri sono rimasti all’esterno del carcere pronti ad intervenire. Con la direttrice del carcere, Valeria Pirè, è stato in contatto per l’intera durata della protesta il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, fino a quando la protesta, che poteva avere conseguenze più serie, è stata sedata.
Anche la Procura ha avviato accertamenti. Non è escluso - stando alle prime verifiche sulla dinamica e sull’origine della protesta - che alla base dei momenti di tensione ci fossero le condizioni psicofisiche di uno dei detenuti coinvolti.
«Si tratta della stessa sezione da cui nei giorni scorsi un detenuto di nazionalità straniera ha provato a fuggire», spiega Federico Pilagatti, segretario del Sappe, che rilancia un appello affinché «si faccia cessare la violenza in carcere applicando le leggi, e i detenuti che compiono questi atti vanno non solo trasferiti lì dove non c’è sovraffollamento, ma anche sottoposti a un regime carcerario duro».
«Si ha il motivato timore - dice il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci - che la situazione del carcere di Bari in cui sono allocati detenuti anche appartenenti alle famiglie criminali del territorio possa degenerare ulteriormente, ovvero che la rivolta» di ieri sera «possa servire da innesco per altre realtà penitenziarie pugliesi anch’esse in precarie condizioni di organico e di vivibilità».
Un episodio, peraltro, che segue di sole 48 ore la violenta rivolta di Ferragosto nel carcere di Torino, dove in una rissa tra detenuti dieci agenti sono rimasti feriti finendo in ospedale.
I sindacati parlano di «situazione esplosiva», chiedendo alla «politica di farsi carico immediatamente delle condizioni inaccettabili del sistema carcerario, con assunzioni di agenti e trovando il sistema per far uscire dal circuito penitenziario tossicodipendenti e detenuti affetti da patologie psichiatriche».
«È chiaro a tutti - secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria - che il decreto carceri e la sua conversione in legge non sono serviti e non serviranno a nulla. La premier, Giorgia Meloni, sospenda le ferie e convochi una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri per affrontare compiutamente l’emergenza».

LA FOTO DELL'AGENTE PICCHIATO

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