L'inchiesta
«Soldi per sentenze tributarie», a processo commercialista Soave
Dopo la denuncia di un imprenditore. Martedì si discute l’opposizione all’archiviazione delle accuse per l’ex giudice Nardi
BARI - Secondo la Procura di Bari l’ex magistrato Michele Nardi non ebbe alcun ruolo nelle presunte richieste illecite avanzate a un imprenditore di Barletta, Giorgio Cosentino, per addomesticare un procedimento tributario. È per questo che la pm Chiara Giordano ha chiesto il rinvio a giudizio del solo Massimiliano Soave, commercialista barese, all’epoca dei fatti difensore in sede tributaria dell’imprenditore, riqualificando nei suoi confronti il reato in tentato traffico di influenze illecite e chiedendo invece l’archiviazione per l’ipotesi iniziale di tentata concussione.
Ma prima che il procedimento nei confronti del solo Soave approdi in udienza preliminare (10 settembre davanti al gup Giuseppe Battista), martedì prossimo davanti al gip Francesco Salerno si discuterà l’opposizione all’archiviazione presentata dalla difesa di Cosentino (avvocato Beppe Modesti).
La vicenda ha a che fare con una condanna tributaria (poi annullata in Cassazione). Secondo Cosentino, Soave gli avrebbe veicolato le richieste di Nardi (nella sua qualità di giudice tributario): 400mila euro (poi scesi a 300mila) per l’annullamento delle cartelle esattoriali da circa 2 milioni di euro. Entrambi (Soave e Nardi) smentiscono che questo sia mai avvenuto, e per quello che riguarda l’ex magistrato (radiato dall’ordine giudiziario a seguito di condanna definitiva per calunnia) la pm Giordano dopo l’avviso di conclusione delle indagini ha formulato appunto richiesta di archiviazione.
Per quello che riguarda invece Soave, la Procura pur valorizzato il «consolidato legame» con Nardi, ritiene che il commercialista abbia agito non solo senza coinvolgerlo ma anzi tentato di lucrare sulle «relazioni non solo asserite, ma anche esistenti» con l’ex magistrato (che più volte, quando era pm a Roma, lo aveva nominato proprio consulente tecnico). E che in «tre occasioni precedenti» alle udienze in cui sarebbero stati trattati i ricorsi in appelo di Cosentino, gli avrebbe chiesto denaro «rassicurandolo che in tal caso avrebbe certamente ottenuto una decisione favorevole». Nardi, dunque, non c’entra. Ma durante l’indagine è emersa una circostanza singolare: la sentenza della Commissione tributaria regionale sarebbe stata redatta mentre Nardi era in carcere, arrestato su ordine della Procura di Lecce nell’ambito dell’indagine sulla giustizia truccata a Lecce.