La decisione

Bari, soldi per curare pazienti oncologici: l'ex primario Vito Lorusso patteggia 5 anni

Isabella Maselli

L’inchiesta era partita dopo la denuncia presentata dalla madre di una paziente nel frattempo deceduta. Alcuni avrebbero corrisposto al medico somme in contanti tra i 50 e i 300 euro per ottenere una corsia preferenziale nelle terapie

BARI - Ha patteggiato la pena a 5 anni di reclusione l’oncologo barese Vito Lorusso, accusato di peculato, concussione, truffa aggravata e accesso abusivo al sistema informatico commessi da giugno 2017 a luglio 2023. Sono 23 i pazienti, tutti affetti da patologie oncologiche, che nel corso degli anni Lorusso, ex primario di oncologia dell’istituto tumori di Bari Giovanni Paolo II, 69 anni, avrebbe costretto a pagare tra i 100 e i 150 euro per ogni visita e per ogni somministrazione di chemio pur trattandosi di prestazioni alle quali i malati avevano diritto gratuitamente. Per queste accuse l’oncologo finì ai domiciliari, venne sospeso e poi licenziato dall’ospedale.

Nell’udienza preliminare avevano chiesto di costituirsi parti civili alcune delle vittime, oltre all’Istituto oncologico e all’ordine dei medici. A tutti i pazienti e all’ospedale Lorusso, difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta, ha già restituito tutti gli importi indebitamente intascati.

L’inchiesta era partita dopo la denuncia presentata dalla madre di una paziente nel frattempo deceduta. Alcuni avrebbero corrisposto al medico somme in contanti tra i 50 e i 300 euro per ottenere una corsia preferenziale nelle terapie. Da qui le accuse di concussione (perché i pazienti sarebbero stati costretti a consegnare denaro per l’infusione che nel sistema sanitario italiano è gratis) e di peculato in danno dell’ospedale (perché le visite di controllo prenotate in regime di intramoenia vanno pagate al Cup).

L’inchiesta ha accertato anche visite domiciliari a pagamento (dai 100 ai 200 euro a prestazione) da marzo 2020 a luglio 2023, l’ultima tre giorni prima che venisse arrestato, nonostante avesse con l’Irccs un contratto di esclusività con la sola autorizzazione per l’attività intramoenia.

Il medico a febbraio è finito di nuovo agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine “Codice Interno” della Dda di Bari sul presunto voto di scambio politico mafioso insieme con la figlia Maria Carmen e il genero Giacomo Olivieri (quest’ultimo in carcere).

«Prendiamo atto della sentenza del Tribunale di Bari che mette un punto fermo su una vicenda che ha generato così profonda indignazione. Fin da subito questo Istituto ha collaborato con le forze dell’ordine e con la magistratura, oltre a procedere internamente con la sospensione e il licenziamento. Ci siamo costituiti parte civile, e ciò ci ha permesso di recuperare le somme indebitamente sottratte all’ente. Eppure tutto questo non basta ancora a risarcire il danno alla fiducia tradita dei pazienti e dei tanti operatori sanitari onesti che qui lavorano».

E’ quanto afferma il direttore generale dell’istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari, Alessandro Delle Donne, dopo la ratifica del patteggiamento alla pena di 5 anni di reclusione per l’ex primario di oncologia medica dello stesso istituto. Lorusso, arrestato nel luglio 2023 con le accuse di peculato e concussione, avrebbe chiesto soldi a pazienti malati di cancro per visite, ricoveri e per velocizzare pratiche burocratiche.

Delle Donne evidenzia quindi che «l'Istituto ha richiesto alla Corte dei Conti di disporre, nei confronti di Lorusso, un provvedimento di condanna di quasi 800mila euro per il grave danno arrecato all’immagine dell’istituto, soprattutto a causa delle denigratorie parole che lo stesso Lorusso ha pronunciato contro l’Istituto in cui lavorava»

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