Il processo
«Sarai la mia carne da macello», a Bari terribili minacce alla compagna di classe
Studentessa 17enne dell’istituto Majorana del quartiere San Paolo rinviata a giudizio per stalking
BARI - «Sarai la mia carne da macello, appena tornerai a scuola ti romperò le altre tre costole». Sono alcune delle minacce che una studentessa 17enne barese avrebbe rivolto a una coetanea tra settembre 2021 e febbraio 2022. Minacce che, stando a quanto ricostruito dai magistrati minorili, l’adolescente avrebbe fatto anche alla mamma della compagna di classe, dicendoli frasi come «io tua figlia la uccido davanti a te». In almeno due occasioni la 17enne avrebbe inoltre tentato di aggredire la ragazzina Scenario della vicenda l’istituto superiore Majorana del quartiere San Paolo (la stessa scuola dove a settembre 2022 un professore è stato preso a schiaffi dal padre di un’alunna).
Una vicenda che alla minorenne è costata il rinvio a giudizio con l’accusa di stalking, per aver causato alla adolescente vittima «un perdurante e grave stato d’ansia e paura per la propria incolumità» si legge nell’imputazione. Il processo inizierà il 28 maggio. Questo davanti al Tribunale per i Minorenni, però, non è l’unico procedimento nato dalla contesa violenta tra la presunta bulla adolescente e la famiglia della sua vittima.
Saranno infatti processate con rito abbreviato la mamma e figlia, di 47 e 20 anni, della ragazza vittima della «bulla», accusate di aver a loro volta aggredito a scuola la studentessa che ritenevano responsabile di atti di bullismo nei confronti della figlia adolescente.
La donna - che ora dovrà difendersi in un processo - riteneva che sua figlia subisse ripetute vessazioni dalla studentessa e per questo si sarebbe recata a scuola e avrebbe interrotto una lezione cominciando a inveire contro la presunta bulla. La studentessa sarebbe stata poi aggredita con «pugni e schiaffi al volto», come ha raccontato la stessa vittima nella denuncia, riferendosi all’adolescente. Dopo essere stata «accecata» con dell’acqua, la ragazza sarebbe stata afferrata per capelli e colpita con una testata al naso con conseguente frattura, intervento chirurgico e prognosi di 30 giorni. Le due, la mamma all’epoca 45enne e la figlia appena maggiorenne, rispondono di lesioni personali aggravate dai futili motivi e interruzione di pubblico servizio. La difesa delle donne, l’avvocato Roberto Loizzo, ha chiesto l’abbreviato condizionato alla acquisizione delle dichiarazioni della figlia presunta vittima di bullismo. La causa sarà discussa il prossimo 16 maggio.
Pende in appello, inoltre, il procedimento nei confronti dell’ex compagno della mamma della presunta bulla, un pregiudicato 54enne già condannato in primo grado a 2 anni e sei mesi di reclusione per aver perseguitato per mesi la 47enne con telefonate e appostamenti, in reazione all’aggressione. Inizialmente l’uomo avrebbe chiesto la somma di 20mila euro «per risolvere il problema», cioè come «risarcimento del danno, perché - si legge negli atti - la signora aveva colpito con un testata la bulla rompendole il naso».
Poi il 54enne avrebbe iniziato ad assumere comportamenti sempre più pressanti, con appostamenti sotto casa la notte di Capodanno e qualche settimana dopo. Sarebbe arrivato alle minacce di morte, dicendole «che avrebbe dovuto chiamare “Cappuccio”, alludendo ad una impresa di pompe funebri». Comportamenti che sarebbero stati tenuti anche nei confronti della minorenne bullizzata, pedinata fin dentro il portone di casa.