L'indagine
Alfonsino Pisicchio stamattina al Riesame con la «sua» verità sugli appalti
Il fratello Enzo e l’assunzione «politica» in Leonardo a Bari: «Ora che c’è Profumo rischi il trasferimento o il licenziamento»
BARI - Alfonsino Pisicchio vuole lasciare gli arresti domiciliari che gli sono stati imposti il 10 aprile, poche ore dopo la delibera con cui la giunta regionale gli ha revocato l’incarico di commissario straordinario dell’Arti. E per questo stamattina comparirà davanti al Tribunale del Riesame, per contestare la sussistenza delle esigenze cautelari ravvisate dal gip Ilaria Casu secondo cui Pisicchio potrebbe truccare altri appalti in cambio di assunzioni da sfruttare in chiave elettorale.
Anche l’inchiesta sui Pisicchio (ai domiciliari c’è anche Enzo, ritenuto dall’accusa «deus ex machina» del fratello) ha infatti lambito la politica. Soprattutto per via dei messaggi che l’ex assessore Alfonsino ha ricevuto la mattina del 10 aprile dal governatore Michele Emiliano, e che - insieme alla delibera di revoca - sono entrati nell’inchiesta parallela che la Procura di Bari ha avviato per capire se c’è stata una fuga di notizie sugli arresti: l’ordinanza del gip è stata firmata l’8 aprile, ritirata il 9 dal pm Claudio Pinto ed eseguita la sera del 10 in un orario certamente inusuale.
È evidente che davanti al Riesame (presidente Romanazzi, relatore Schiraldi) si parlerà anche di quei messaggi, che Pisicchio ha letto durante l’interrogatorio di garanzia e che la Procura ritiene sintomo di un possibile inquinamento delle indagini. Ma l’ex assessore (difeso dall’avvocato Salvatore D’Aluiso) ha già negato tutte le accuse: ha detto di non aver mai fatto pressioni sugli uffici del Comune di Bari e della Regione, e ha spiegato che le assunzioni contestate sono conseguenza delle segnalazioni che - come politico - riceve da chi è in cerca di lavoro...