La festa
Bari aspetta San Nicola, tra sagra e polemiche. Padre Distante: le celebrazioni non sono solo le 4 ore del corteo storico
Il Priore: il Comune delibera 150mila euro per la rievocazione storica, solo 20mila al comitato organizzatore che ha un compito sempre più difficile
BARI - Finanziamenti e problemi logistici, ma anche la drastica diminuzione della presenza dei pellegrini: per le celebrazioni del santo patrono è l’ora delle preoccupazioni, ma anche delle polemiche e delle rivendicazioni.
«ll corteo storico è la manifestazione simbolo della città ed è organizzata e finanziata direttamente dal Comune. Però non si può identificare il corteo storico con l’immagine portante della sagra. Ci sono alcune cosette che non vanno dal punto di vista del finanziamento»: padre Distante è il priore della Basilica, ma ci tiene a precisare di parlare in qualità di presidente del Comitato feste patronali.
I conti sono presto fatti. «Ora fa male constatare che l'amministrazione comunale delibera una somma cospicua, circa 150mila euro per coprire interamente la manifestazione del corteo storico - spiega il priore -. Invece, per la restante sagra, che non sono le quattro ore del corteo storico, ma i tre giorni delle celebrazioni, a favore del Comitato delibera una modestissima somma e per di più sulla base del fatturato. Si tratta di 20mila euro per i quali devo presentare il fatturato».
«Sa cosa significa tutto questo? - incalza - Che diventa impossibile per il Comitato concordare un qualsiasi preventivo al quale si richiede il 50% all'atto della sottoscrizione. Trovare 150mila euro ovvero il costo preventivato della sagra diventa un’impresa. E dobbiamo pagare anche l'utilizzo del suolo pubblico per installare palchi, luminarie e fuochi pirotecnici. Senza contare poi le spese religiose che vengono affrontate dalla Basilica. Per esempio, quest'anno abbiamo la presenza del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa».
Ma torniamo al profano. Le voci di spesa non sono un mistero: 50mila euro per le illuminazioni, 58mila euro per i fuochi, 12mila euro per la zattera per portare il santo al motopeschereccio, 12mila euro il palco al molo San Nicola. «Dove li piglio io tutti questi soldi? Le ditte con le quali devo concordare il preventivo si devono basare sulla fiducia del Comitato. E se i soldi non arrivano, o arrivano in ritardo, succede che noi abbiamo la bellezza di 30-40mila euro di debiti già dalla sagra passata», dice padre Distante in una sorta di operazione trasparenza. «È bene che questo questo discorso diventi visibile per capire quante difficoltà ci sono e quindi come la città deve contribuire affinché la sagra si faccia. Perché la Sagra si fa, tutti la vogliono, tutti vogliono le illuminazioni e i fuochi, che l'anno scorso non si sono fatti perché non avevamo i soldi».
Non manca la polemica. «Ogni anno per la zattera paghiamo 12mila euro. E quanto ci è costato in dieci anni? Oltre a comprarcela la zattera, forse si poteva fare il dragaggio del Molo San Nicola per far attraccare il peschereccio», dice.
Il ragionamento è chiaro: la città nei giorni della sagra non solo vive, ma incassa, tutto funziona, anche in virtù delle ingenti spese materiali per far vivere la sagra. «E quindi far vivere la città in quei tre giorni, dove tutti gli alberghi, i ristoranti e i b&b funzionano e sono pieni. Il 7, l'8 e il 9 maggio, la sagra mette in movimento tutta Bari e la città metropolitana di Bari».
problemi logistici Il priore paventa poi il rischio di perdere il pellegrinaggio di maggio «perché, la gente pur essendo molto devota di San Nicola si organizza diversamente. Non possiamo permetterci di perdere i pellegrini». dice, affrontando il problema dell'accoglienza. «Siamo passati da 200 pullman nel 2015 a una trentina di pullman lo scorso anno. Il rischio che si sta correndo è di una lenta estinzione del tradizionale pellegrinaggio che percorre le due vie più antiche nicolaiane ovvero la Tirrenica e l’Adriatica», spiega per poi fare il punto della situazione e delle richieste da parte delle organizzazioni a cui si affidano i pellegrini. «È emerso che i tragitti da compiere a piedi, previsti dal piano di mobilità del Comune, sono un po' troppo lontani dalla Basilica - spiega padre Distante -. E tenendo conto che molti sono anziani e hanno anche delle infermità, tutto ciò crea non pochi problemi».
Da qui le proposte per agevolare il trasferimento verso la Basilica, al pari dell’installazione di un maggior numero di bagni chimici. «Il Comune dia la possibilità di poter avere un posto di ritrovo vicinissimo alla Basilica, in modo che i pellegrini possano raggiungerla più agevolmente. Col lungomare completamente bloccato, magari si potrebbe aumentare il numero delle navette che partono dalla banchina della Dogana (da piazzale Cristoforo Colombo)».