I retroscena
Bari, i racconti delle pazienti di Miniello: «Trauma per la proposta della terapia del sesso»
Le dichiarazioni: «Entrata con la speranza della vita, ma uscita con la paura della morte»
BARI - «Sono entrata nello studio del dottor Miniello sicura di poter essere aiutata ad avere una gravidanza e sono uscita con la prospettiva di un cancro, sono entrata con l’entusiasmo della vita e sono uscita con la morte, con la certezza di poter avere un tumore». È solo uno dei racconti che le ex pazienti del ginecologo barese Giovanni Miniello hanno fatto nei colloqui con lo psicoterapeuta Daniele Berto, incaricato dalla Procura di Bari di verificare eventuali patologie post traumatiche sviluppate da cinque donne e se queste potessero essere collegabili a quanto dichiaravano di aver subito dal medico.
Il dottor Berto, ex direttore in pensione della Asl di Padova, ha testimoniato ieri nel processo in cui Miniello è accusato di aver abusato di alcune pazienti durante le visite ginecologiche, proponendo loro rapporti sessuali per prevenire e curare il papillomavirus. È imputato per violenza sessuale, tentata e consumata su venti donne e lesioni personali su alcune di loro.
Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e della pm Larissa Catella, lo psicoterapeuta ha spiegato i risultati delle cinque consulenze, su altrettante donne ex pazienti del medico barese, che la Procura gli ha affidato durante l’indagine. Con ciascuna donna il dottor Berto ha avuto colloqui e ha sottoposto test «per qualificare e quantificare il danno esistenziale». Nei racconti di tutte ha riscontrato caratteristiche ricorrenti: prima «l’approccio medico-paziente con atteggiamento di grande professionalità», poi «l’esibizione di titoli e onorificenze», quindi la mossa di «mettere la paziente in condizione di conflitto del tipo “o accetti il tipo di terapia che propongo o l’alternativa è ammalarsi di una forma tumorale o in modo grave di qualcosa di indefinito, una situazione quasi di morte, sicuramente oncologica”» e, infine, «la proposta dell’atto sanitario che consisteva nel sottoporsi a rapporti sessuali per immunizzare la paziente».
Tutto questo, ha spiega lo psicologo, avrebbe avuto come conseguenza nelle pazienti lo sviluppo di «situazioni depressive, stati d’ansia, disturbi da stress post traumatico e panico».
Ascoltando i racconti delle donne, il consulente ha rilevato «in alcune persone un decadimento cognitivo di natura emotiva che ha impedito loro di esaminare la realtà e quello che stava accadendo in quel momento». Le pazienti cioè, sarebbero arrivate a ritenere di «non potersi sottrarre a quello che consideravano un atto sanitario», cioè il rapporto sessuale come cura.
Analizzando i singoli casi, il dottor Berto ha riferito anche quello di una delle cinque pazienti che «soffriva di ipocondria». L’esperienza con Miniello, secondo l’esperto, potrebbe aver fatto «esplodere questa fragilità», tanto da sviluppare «un disturbo depressivo importante». «Era andata per avere rassicurazioni che sedassero la sua ansia, la sua paura di ammalarsi - ha riferito Berto - e quando si è trovata di fronte alla diagnosi di una possibile malattia oncologica» sarebbe «andata in confusione e ha pensato che fosse un atto sanitario imprescindibile per guarire». Ha poi rifiutato la proposta della «terapia del sesso», ma dopo quella visita per diversi mesi la donna avrebbe evitato rapporti sessuali con il marito e anche una gravidanza.
Un’altra paziente, rivoltasi a Miniello perché non riusciva a rimanere incinta, ha raccontato la sua esperienza con il medico barese come «scioccante». Non soltanto per aver appreso di non potere avere figli, ma soprattutto per la possibilità di dover curare una cancro e, ancora più traumatico, aver saputo che avrebbe dovuto sottoporsi alla «terapia della sodomizzazione per poter uscire dalla situazione di una possibile patologia oncologica, instillata dallo stesso medico».
Il dottor Berto risponderà alle domande della difesa, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Maria Cristina Amoruso, nella prossima udienza del 16 maggio.
Prima dello psicoterapeuta, ha testimoniato il professor Ettore Cicinelli, ordinario di Ginecologia e primario del reparto di Ostetricia del Policlinico di Bari. Con Miniello Cicinelli ha confermato di aver lavorato per più di un decennio, riferendo in aula di non ricordare che il ginecologo imputato abbia avuto incarichi ufficiali di docenza. Rispondendo alla domanda sulla possibilità che una persona immunizzata trasmetta il vaccino ad un’altra persone, ha detto «assolutamente no».
Nel dettaglio delle tecniche usate nelle visite ginecologiche, strumenti da usare e posizioni delle pazienti, Cicinelli non ha contestato le scelte diagnostiche di Miniello, ritenute invece dall’accusa abusi. Mai, però, - ha spiegato - è consentito fare e trattenere fotografie delle parti intime delle donna, tranne con il loro esplicito consenso e per finalità scientifiche, confermando che Miniello in effetti ha pubblicato diversi atlanti fotografici.
I fatti contestati al medico risalgono agli anni 2010-2021, in certi casi denunciati molto tempo dopo. La Procura gli contesta di aver proposto alle pazienti rapporti sessuali come «cura» per il papillomavirus. Durante le visite, poi, avrebbe molestato le donne palpeggiando parti intime o tentando di baciarle. In alcuni casi questi comportamenti avrebbero causato alle pazienti lesioni personali «di tipo cronico» consistenti in «disturbo da stress post traumatico», attacchi di panico, stati d’ansia e disturbo depressivo.