Mafia e arresti

Bari, la Dda: «Un finanziere avvertì Olivieri di un blitz e la notizia finì sul suo sito»

I pm: l'avvocato era in grado di strumentalizzare anche le forze dell'ordine

BARI - L’ex consigliere regionale pugliese Giacomo Olivieri, da lunedì in carcere con le accuse di scambio elettorale politico-mafioso per le elezioni di Bari del 2019, avrebbe avuto le «capacità» di «condizionare e strumentalizzare per i propri fini importanti settori delle forze dell’ordine».

A scriverlo è la Dda di Bari nella richiesta di arresto, riportando un episodio in cui Olivieri - intercettato - dice alla moglie, la consigliera comunale di Bari Maria Carmen Lorusso (ora ai domiciliari perché sarebbe stata eletta con i voti della mafia barese) «di aver avuto da "quello della Guardia di finanza" informazioni in merito a un 'blitz' a cui si sarebbe dovuto dare esecuzione il giorno seguente», cioè il 20 giugno 2019. Il finanziere (definito dal pm «infedele servitore dello Stato»), nel rivelare in anteprima a Olivieri il blitz su presunte partite di calcio truccate, gli avrebbe chiesto anche «se avesse un giornalista fidato» al quale dare la notizia, domanda alla quale Olivieri ha risposto facendo il nome dell’allora direttore della sua testata online, "Il Quotidiano Italiano", Antonio Loconte, che secondo la pubblica accusa era una persona «piegata ai desiderata di Olivieri».

«Si evidenzia» scrivono i pm della Dda che il giornalista «all'epoca dei fatti era nel periodo di sospensione inflittagli dal Consiglio dell'Ordine dei giornalisti e che, nonostante il provvedimento di sospensione, le attività tecniche hanno riscontrato essere pienamente attivo nel suo lavoro e privo di qualsiasi autonomia nella sua professione».

«Le rivelazioni, illecite e penalmente rilevanti, fatte da un appartenente alla guardia di finanza hanno trovato piena rispondenza, proprio poiché - scrive il pm - effettivamente, il 20 giugno 2019 personale della guardia di finanza ha eseguito un’operazione di polizia giudiziaria», cioè un «blitz», «proprio su una presunta combine» calcistica che riguardava il Bitonto calcio. Il finanziere non è stato identificato perché probabilmente usava sistemi di messaggistica non tracciabili.

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