Il caso
Locorotondo, strage di pecore: «I lupi creano molti danni»
Allevatori preoccupati, chiedono aiuti pubblici
LOCOROTONDO - È accaduto ancora una volta. I lupi hanno fatto razzia di capi in un allevamento situato al confine fra i territori di Locorotondo e Martina Franca, nelle campagne che da contrada Ritunno guardano verso Battaglini.
Al risveglio, l’allevatore ha fatto la macabra scoperta: una decina tra pecore e agnelli versavano morti al suolo, con i segni evidenti di un attacco da parte dei lupi. Il recinto, in alcuni tratti alto fino a 4 metri, non è evidentemente bastato a scongiurare l’ingresso dei predatori. Ora gli allevatori chiedono un aiuto alle istituzioni: «Non dormiamo più serenamente, appena sentiamo i cani abbaiare ci svegliamo e controlliamo il bestiame. Non è vita questa. Molti di noi sono in crisi, altri hanno chiuso l’attività».
Il numero dei lupi in Valle d’Italia sembra in costante aumento. Almeno così sostengono i titolari delle aziende tra rabbia e disperazione. Non c’è solo l’aspetto economico della vicenda: nei mesi scorsi i lupi hanno aggredito anche animali d’affezione. Strazianti le immagini di un asinello aggredito da un branco e registrate da una telecamera di sorveglianza.
Il presidente del comitato Upap (Unione protezione allevamenti pugliesi), Michelangelo Schiavone, chiede l’intervento delle autorità: «Ci sono da prendere provvedimenti in modo immediato. Non possiamo più tollerare - afferma Schiavone - atteggiamenti di superiorità nei confronti di allevatori che non vengono ascoltati né degnati di risposte».
Quale può essere la soluzione per contrastare gli attacchi dei lupi? Glissiamo su chi vuol mettere mani alla doppietta: non è consentito dalla legge, chi lo fa commette un reato. «Non vogliamo avviare una guerra contro i lupi - sostiene Schiavone - ma occorre sapere che nel nostro territorio il lupo è in cima alla catena alimentare, non ha predatori naturali. Chiediamo però alle autorità un ascolto fattivo perché il nostro territorio va tutelato per garantire la continuità di quelle che nei secoli sono state le nostre prerogative, come allevamento e agricoltura d’eccellenza. Non vogliamo trasformare le nostre masserie in case vacanze, senza animali al pascolo».
Dunque, cosa propongono gli allevatori? Chiedono almeno un sostegno alla Regione per l’acquisto di recinzioni antilupo elettrificate e incentivi per l’assegnazione alle aziende di cani da pastore che storicamente sono stati un valido rimedio per tenere lontani i lupi. Si tratta di espedienti non risolutivi, certo, ma che potrebbero ridimensionare il problema. In fondo, in Valle d’Itria, i predatori sono stati sempre presenti. «Ma un tempo - ricordano gli allevatori - il numero dei lupi dalle nostre parti era ridotto. Oggi ce ne sono tantissimi e molti di noi sono stanchi di combattere, così preferiscono chiudere le aziende. Un danno per tutti».