Il caso

Bari, i residenti in guerra contro la movida dell'Umbertino

Alessandro Patella

Un fine settimana nella storica zona, tra posti di blocco e controlli delle forze dell’ordine

BARI - La movida dell’Umbertino è messa all’angolo. Metaforicamente e letteralmente, perché gli esercenti delle attività notturne dell’intera zona incassano i colpi dei comitati di quartiere, dei residenti, dei proprietari dei negozi e di chi vorrebbe frequentare gli spazi in tranquillità e rischiano di essere messi al tappeto soprattutto per quello che, a detta di molti, accadrebbe solo in un angolo: quello tra via Abbrescia e via Cognetti.

Proprio due dei locali che animano le due vie sono infatti finiti sotto la lente di ingrandimento di un gruppo di residenti della zona, che per il tramite dell’avvocato Luigi Giarratana hanno inviato una lunga lettera al sindaco Antonio Decaro, invitandolo ad «adottare i provvedimenti più volte richiesti» per contrastare «il denunciato disturbo notturno delle occupazioni e del riposo» dei cittadini, provocato da «numerose persone assembrate davanti al Piccolo Bar e all’Arcimboldo». Gli unici, si legge nella missiva, «che rimangono aperti e somministrano bevande alcoliche, per asporto all’esterno, attraverso una finestra sulla strada, nelle ore notturne, oltre le 24, sino alle 3, le 4 e le 5» a clienti che «si assembrano» sulle strade e sui marciapiedi, «intralciando pure la circolazione dei veicoli, oltre che delle persone».

Secondo i firmatari della lettera, il primo cittadino dovrebbe mettere in campo nei confronti delle due attività le misure che «ha il potere e il dovere di adottare», ovvero «ordinanze contingibili e urgenti di inibitoria dell’attività, soltanto in subordine di chiusura anticipata alle ore 22 e sino alle 6 tutti i giorni». La richiesta fa assumere di fatto alla vicenda più i contorni di un problema di ordine pubblico che quelli di una semplice questione di carattere amministrativo. A dimostrarlo è peraltro la maggiore attenzione che le forze dell’ordine stanno dedicando alle vie dell’Umbertino: venerdì sera sarebbe bastato farsi una passeggiata sul lungomare Araldo di Crollalanza e per le strade che lo collegano a corso Cavour per notare la presenza massiccia di polizia, carabinieri e relativi posti di blocco. Una situazione che, come ammette candidamente uno studente universitario fuorisede, «mi porterebbe a evitare di venire a bere un drink qui, se non potessi raggiungere la zona a piedi. Avrei paura di essere fermato brillo al volante».

Ma c’è di più: dal Comune sarebbe arrivata ai titolari di bar e ristoranti dell’area la proposta di assumere a loro spese un servizio d’ordine privato per cercare di arginare il problema manifestato dai residenti. Questa opzione ha spiazzato gli esercenti, peraltro già molto preoccupati per la situazione perché, come spesso accade, se Atene piange, Sparta non ride. Diversi imprenditori hanno infatti fatto presente all’amministrazione di avere investito somme ingenti per i loro locali, di avere sempre rispettato le regole e di avere osservato orari di apertura e chiusura rispettosi delle esigenze dei residenti. Ma soprattutto lamentano di subire tutti, a loro detta per colpa di pochi, le conseguenze di quella che inizia a sembrare una vera e propria caccia alle streghe. Con la conseguenza che tutte le strade, non solo via Abbrescia e via Cognetti, si svuotano e i baresi vanno a riempire altri quartieri e a fare la fortuna di altre attività. Perché «qui - affermano gli esercenti - vendiamo alcol e il clima che si è creato allontana la nostra clientela».

Nei prossimi mesi, gli ultimi del suo mandato, il sindaco Decaro insieme alla sua giunta dovrà trovare il modo di venire a capo di una situazione in cui gli interessi e i diritti di tutelare sono diversi e quasi tutti degni di rispetto e attenzione. Perché è vero che la libertà di impresa ha un valore importante e va considerata così come va riconosciuto il diritto dei cittadini a denunciare «il disturbo notturno - si legge sempre nella lettera inviata dall’avvocato Luigi Giarratana - dei residenti, l’inquinamento acustico, il degrado del territorio e dell’ambiente e il pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana». È però altrettanto vero che, se in questa vicenda saranno accertate delle colpe, è giusto che non le paghino tutti, ma solo chi le ha.

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