Università
Ingegneria a Bari, la scommessa della Lum: costituito il dipartimento
Il direttore è il professor Schiuma: «Avremo un collegamento con le imprese»
BARI - L’università Lum «Giuseppe Degennaro» ha istituito il dipartimento di ingegneria che comprende i corsi di laurea in ingegneria gestionale e ingegneria informatica. Si tratta di un ulteriore passo in avanti nel percorso di crescita dell’ateneo con sede a Casamassima che porta a quattro i propri dipartimenti. A dirigerlo sarà il prof. Giovanni Schiuma, materano, ordinario di ingegneria gestionale. Autore di oltre 200 pubblicazioni accademiche, il prof. Schiuma è ampiamente riconosciuto come uno dei massimi esperti mondiali sui temi dello sviluppo e trasformazione organizzativa guidati dai processi di Knowledge Management e dell’arts-driven innovation e ha ricoperto ruoli accademici in importanti Università internazionali tra le quali Cambridge University, L’University of Arts London, Tampere University, e St Petersburg Graduate School of Management.
Prof. Schiuma l’ingegnere è sempre più una figura cardine nello scenario professionale italiano e internazionale?
«Certamente è una figura professionale sempre più richiesta dalle organizzazioni pubbliche e dalle imprese grandi e meno grandi. Del resto si tratta di una figura trasversale che può ricoprire ruoli manageriali, di natura tecnica e di coordinamento a seconda del suo livello di specializzazione. Con queste prospettive è evidente che anche in futuro la figura dell’ingegnere continuerà ad essere fortemente richiesta dal mondo del lavoro».
Lei è il primo tra i docenti di Atenei del Sud Italia nella classifica internazionale dei principali scienziati della disciplina del business e management redatto da Research.com. La ricerca è essenziale per crescere?
«La ricerca è fondamentale per attivare i processi di sviluppo dei sistemi organizzativi. Sviluppare ricerca significa sviluppare nuova conoscenza ed applicarla per risolvere sfide e problemi che le organizzazioni si trovano ad affrontare. Ma il tema è che soprattutto le piccole e medie imprese non hanno una capacità endogena a sviluppare conoscenza e per questa ragione diventa importante creare un ecosistema e avvalersi della collaborazione delle università. In questo ambito la Lum sta realizzando dei laboratori che consentano di poter collegare le imprese e garantire i processi di trasferimento di conoscenza lavorando insieme su progetti di ricerca applicata e favorire un collegamento attraverso le attività di tirocinio e degli allievi. Tutto questo attiva procedimenti di crescita innovativa necessaria per poter rispondere ad un contesto competitivo in continua evoluzione».
Lei parla di un contesto in continua evoluzione e il pensiero va all’intelligenza artificiale che ci sta cambiando la vita. Possiamo definirlo un cambiamento totalmente positivo?
«È una tecnologia che sta penetrando trasversalmente tutti gli ambiti della vita economica e sociale. Se la vediamo come una tecnologia in grado di aumentare le capacità della mente umana allora è sicuramente positiva perché ci consente di svolgere tutte quelle attività che richiedono elevata capacità computazionale e per le quali il cervello umano trova fisiologicamente delle limitazioni. Ma bisogna porre attenzione affinché la sua applicazione segua principi e codici etici e tutte le informazioni che vengono elaborate e restituite dall’intelligenza artificiale siano veritiere».
Le piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura del nostra sistema economico sono pronte ad adottare l’intelligenza artificiale?
«Le piccole e medie imprese si trovano ad affrontare processi radicali di adozione e trasformazione digitale e solo in parte sono pronte ad acquisire queste nuove tecnologie all'interno dei loro modelli organizzativi e di business. La ragione è perché molto spesso sono destrutturate. Quindi diventa imprescindibile avvalersi di figure professionali che siano in grado di organizzare i modelli organizzativi produttivi e far sì che le nuove tecnologie possono essere sfruttate al meglio per garantire condizioni di crescita. Sto parlando di ingegneri gestionali e informatici, con i primi in grado di garantire la trasformazione in una prospettiva digitale delle imprese e in una prospettiva di impiego delle nuove tecnologie e i secondi in grado di sviluppare soluzioni di prodotto e di processo che siano in linea con le esigenze delle imprese».
Qual è la cosa più importante da considerare nel momento in cui si deve scegliere l'Università?
«L’università rappresenta il contesto formativo in cui si va ad affinare la propria capacità di pensiero critico e di analisi. Pertanto nel momento della scelta credo occorra prendere in considerazione almeno tre aspetti. Il primo riguarda la propria aspirazione di crescita professionale, quindi è importante scegliere un corso di studi che sia in linea con le proprie vocazioni senza dimenticare la domanda del mercato del lavoro. Il secondo aspetto da considerare riguarda il contesto formativo perché la formazione non è solo quella che si acquisisce attraverso l'attività accademica. Questo aspetto caratterizza e distingue la Lum, una università che noi definiamo studente-centrica che costruisce attraverso percorsi di accompagnamento, di tutoraggio e di servizi collaterali legati alla infrastruttura del campus un percorso di apprendimento foriero di crescita personale e professionale. Infine bisogna tener conto della localizzazione geografica. Se un Ateneo del proprio territorio è in grado di collegarsi agli ecosistemi produttivi e attraverso le relazioni con le imprese può garantire una formazione che consente agli studenti di nutrirsi del patrimonio esperienziale delle imprese e nel contempo garantire alle imprese di poter fruire dell'attività di ricerca e studio che viene sviluppata all'interno dell'Università facilitando anche la mobilità degli studenti affinché possano anche maturare una esperienza internazionale, allora scegliere una Università del sud è la scelta giusta. E su quest’ultimo punto la Lum sta investendo tanto».