il caso
Mola, è di nuovo caro gasolio: allarme delle marinerie del Barese, «Settore pesca a rischio»
Carburanti a +25%. Allarme lanciato dalle cooperative di pesca del barese attraverso l’Alleanza Cooperative Pesca e le altre organizzazioni di categoria
MOLA DI BARI - Non c’è solo il granchio blu a preoccupare gli operatori della pesca, tornati al lavoro nelle scorse ore dopo il periodo di fermo biologico, ma anche l’impennata del prezzo del gasolio che in tre mesi ha fatto registrare +25%. È l’allarme lanciato dalle cooperative di pesca del barese che, attraverso l’Alleanza Cooperative Pesca e le altre organizzazioni di categoria, chiedono interventi economici per affrontare un autunno che si preannuncia caldo per il settore.
«Ci ritroviamo a dover fare i conti con il caro carburante – spiega Domenico Marasciulo, armatore e socio di una coop di Mola di Bari - e dobbiamo evitare che si tocchino i picchi raggiunti all’inizio del conflitto in Ucraina che in pochi mesi fece registrare aumenti del 100% del prezzo del gasolio».
Credito d’imposta In una nota, l’Alleanza tra le coop di pesca chiede nuove misure di sostegno alla categoria: «Chiediamo di non sottovalutare questi campanelli di allarme e valutare la reintroduzione del credito di imposta o di altri strumenti in grado, per le imprese, di far fronte ai maggiori costi da affrontare».
Le imprese di pesca hanno una forte dipendenza dal carburante ed i motori delle imbarcazioni, soprattutto quelli con i sistemi a traino, risultano fortemente energivori. Per questi ultimi tipi di pesca, evidenziano i lavoratori del mare, l’incidenza dei costi di produzione è nell’ordine del 60/70% (sul 50% per la tipologia a strascico). Si tratta di circa il 30% della flotta peschereccia pugliese, che nel complesso conta circa 1500 imbarcazioni, da cui dipende la gran parte del prodotto venduto sui mercati ittici della regione. A seconda della tipologia e della dimensione del peschereccio vengono consumati tra i 500 e i 1.700 litri di gasolio al giorno.
Granchio blu C’è poi l’emergenza granchio blu che sta interessando anche il basso Adriatico. Dopo le rimostranze delle marinerie, si è riunito a Roma il tavolo della pesca in seno al Ministero delle politiche agricole e della sovranità alimentare che ha preso atto dell’emergenza e ha comunicato agli armatori la disponibilità di «2,9 i milioni di euro a supporto dei consorzi e delle imprese di pesca e acquacoltura che provvedono alla cattura ed allo smaltimento del granchio blu (Callinectes sapidus)». Una previsione discussa durante l’audizione dell’VIII Commissione del Senato, inserita nel Decreto Asset per impedire l’aggravamento dei danni inferti all’economia del settore ittico e per contenere il fenomeno della diffusione della specie.
«Questa previsione del Decreto Asset va esattamente nella direzione di contenere il fenomeno del granchio blu esploso nel corso dell’estate – spiega Francesco Furio, armatore da tre generazioni -. Nel periodo di fermo, abbiamo seguito questo percorso attraverso riunioni che si sono succedute anche alla presenza del Ministro Lollobrigida. Apprezziamo questa tempestività e la misura che dispone 2,9 milioni nell’anno 2023 proprio per corrispondere alle necessità di quelle imprese che nel corso dell’estate si sono attivate immediatamente per arginare questa problematica, da una parte catturando la specie e dell’altra nel farsi carico degli alti costi di smaltimento».