Nel Barese
Noicattaro, «La mia famiglia allargata con i bimbi in affido»: storia di una scelta di vita
Parla la signora Palma Di Pierro: oggi quei ragazzini hanno 30 anni, e lei aveva già un figlio naturale
NOICATTARO - Il desiderio di un figlio. Un sentimento che coinvolge coppie e singoli e che nell'impossibilità di averli naturalmente spesso si dirige verso l'affido. Una scelta di puro altruismo, come quella di Palma e del marito.
Palma Di Pierro è una casalinga e mamma a tempo pieno. «Con mio marito facemmo la scelta di una famiglia aperta». Grazie al parroco della chiesa del Carmine di Noicattaro don Nicola Rotundo, bitrittese di origine, offrono la propria disponibilità all’adozione.
Nel 1991, sono convocati dai servizi sociali del Comune di Noicattaro perché c’era un’emergenza. Ci sono due bimbi da affidare a famiglie. Il papà è detenuto in carcere e la mamma deve necessariamente lavorare per far crescere due piccoli di un anno e mezzo e 3 anni e mezzo. Ogni mattina è costretta a chiuderli in casa e andare al lavoro, senza la possibilità di pagare una babysitter e avere una mano.
«Trovammo un catenaccio alla porta d’ingresso dell’abitazione e i piccoli erano in casa. Quel catenaccio ci toccò il cuore – dice la signora Di Pierro - io divenni affidataria del piccolo di un anno e mezzo e una mia amica del bambino più grande».
La signora all’epoca è già madre naturale di un bambino di 10 anni ma non è stato difficile introdurre una sorta di «amichetto». «Ho portato in casa il bambino e mio figlio ha con gioia condiviso la sua stanzetta con il nuovo arrivato, i suoi giochi e i suoi pigiamini. Mio figlio ha accolto il bambino come un amichetto che ha bisogno di una nuova casa, perché la sua madre naturale non era disponibile a farlo in quel periodo».
In un primo momento ogni sera il bambino rientrava a casa dalla madre, ma «ad un certo punto, la madre si è completamente affidata a noi perché non aveva più tempo nemmeno per prendersene cura la sera».
Questo è solo uno degli affidi che hanno coinvolto la famiglia. Tanti i bambini sono entrati ed usciti dalla loro casa, realizzando quello che era il loro sogno: una famiglia allargata.
Oggi quei bambini hanno oltre 30 anni ma mantengono ancora legami con la famiglia affidataria e risiedono a Noicattaro.
Di recente si è svolta a Bitritto un’iniziativa pubblica patrocinata dal Comune in favore dell’istituto dell’affido. L’affido familiare, un istituto normato da una legge del 1983. Francesca Bartolomeo è coordinatrice del centro servizi famiglia del Comune: «La cultura dell’affido è purtroppo molto indietro nel nostro territorio. Stiamo creando un movimento di opinione pubblica per sensibilizzare al problema i cittadini. Si tratta di valorizzare l’impegno di famiglie ad accogliere ragazzi meno fortunati».
Con la pandemia e la deriva attuale che vive la società italiana è diventato difficile aprire le porte della propria casa ma l’affido serve anzitutto a prevenire l’allontanamento dei minori dalle famiglie verso le case famiglia. «Favorisce il supporto della famiglia d’origine. Con l’adozione si recidono i legami familiari, con l’affido invece si colloca temporaneamente un minore in una famiglia che accoglie evitando la sua istituzionalizzazione».
Il minore non si allontana dalla sua famiglia d’origine che a sua volta è supportata dai servizi sociali del Comune. Oltre a ciò c’è un risparmio per le casse dello Stato che non devono pagare rette onerose. Una famiglia dunque si rivolge ai servizi sociali del Comune o al centro servizi famiglia del territorio, si dichiara disponibile, segue un corso di formazione di pochi giorni tenuto da esperti, in un consultorio un’equipe valuterà l’affidatario, si entra a far parte di un database. Un minore che ha bisogno di una sistemazione temporanea, abbinano il minore con la famiglia. L’amore non conosce limiti né confini.