Lavoro
Bari, «Fondi a sostegno delle imprese che assumono donne e over 50»
L’annuncio dell’assessore Di Sciascio. Gli incentivi potrebbero generare centinaia di nuovi posti
BARI - «Quello che attrae le aziende che decidono di crescere qui sul territorio è un mix ideale tra risorse umane di alta professionalità, centri di ricerca e sostegno istituzionale. Il report presentato mostra tutta la vivacità dell’industria della nostra area metropolitana - ha affermato l’assessore alle Politiche del lavoro Eugenio Di Sciascio a margine della presentazione della ricerca Cesdim -. Una realtà alle volte ancora poco conosciuta. Dunque ci è sembrato opportuno promuovere una riflessione sia sul contesto attuale, sia sulle prospettive e le opportunità di investimento. Il lavoro, tanto per le persone quanto per le imprese, costituisce l’elemento fondamentale su cui poggia la crescita di qualunque territorio ed è questa la ragione per cui siamo costantemente impegnati affinché l’area metropolitana sia sempre più attrattiva».
E se si parla di lavoro non si può non pensare a quelle categorie più marginali, vuoi per una età avanzata, vuoi per una bassa formazione professionale specifica. Come si coinvolgono nei processi economici?
«In stretto accordo con i sindacati lanceremo una nuova misura a fine giugno proprio orientata alle fasce che non sono coperte dagli incentivi alle assunzioni da parte delle normative nazionali e regionali. Penso alle donne over 36, che hanno avuto un figlio ed ora vogliono trovare un lavoro che le renda autonome, o ai dipendenti che per un motivo o per l'altro vengono espulsi dal mercato del lavoro e che hanno più di 50 anni. Sarà una misura specifica per loro, laser focus, per le categorie più in difficoltà. L'obiettivo sarà il loro reinserimento con incentivi e sostegno alle imprese, che verranno però attentamente monitorate. Stiamo ancora lavorando su una serie di elementi che comprenderanno anche la formazione professionale specifica».
Una iniziativa del genere potrebbe coinvolgere quell'anello debole di fasce sociali che non riesce a dialogare con aziende dall'animo troppo spiccatamente digital, centinaia di persone oggi senza una occupazione e formazione.
La ricerca presentata ha un limite di carattere temporale, fotografa la realtà a quello che era nel 2021, è passato oltre un anno, cosa è cambiato?
«Tutto. Bari ha dimostrato una capacità attrattiva importante e non solo per le imprese It. E l'elemento più significativo è che stiamo dimostrando e provando che siamo in grado di garantire alle imprese esistenti di poter crescere, che qui ci sono tutti gli elementi perché si possano sentire sicure. In quest'ultimo anno abbiamo tutti percepito una grande vitalità e il fatto che nella zona industriale non ci siano più spazi liberi per nuovi insediamenti lo dimostra».
Però è strano, se si fa un giro per la zona Asi, si vedono terreni incolti, capannoni abbandonati. Come è possibile?
«Ci sono dei tempi di attesa quando una azienda decide di fare un investimento. Tempi che probabilmente non fanno percepire che è in atto un cambiamento. Noi sappiamo per certo che in questi ultimi due anni ci sono tutta una serie di trattative tra privati per la compravendita di lotti e capannoni. A breve questi cambiamenti saranno molto più visibili e trasformeranno il volto della zona industriale. Prendiamo il gruppo Bruno che ha deciso di rilevare l'area delle ex officine Calabrese: è un progetto industriale che è stato reso pubblico un anno fa, ma che per entrare nella sua operatività con le assunzioni ha bisogno di tempo. Si dovranno fare le bonifiche, realizzare le strutture, un lavoro lungo. Ora sembra ancora tutto fermo, ma in realtà non lo è. Quella è una zona in trasformazione. Per avviare una impresa leggera è semplice: apri la serranda, o avvi un ufficio ed è fatta, l'industria pesante ha bisogno di tempi più complessi».
E in tutto questo c'è «Invest in Bari».
«E soprattutto c'è il forte interesse per la nostra città. Qui a Porta Futuro quasi ogni giorno ci sono imprese che fanno reclutamento, che si affacciano per capire se ci sono spazi di manovra. Certo ci sono situazioni di crisi che difficilmente riusciremo a risolvere al 100%, ma l'obiettivo è comunque quello: garantire lavoro».