La sentenza

Asi Bari, condanne erariali per i soldi al presidente pensionato

Massimiliano Scagliarini

La corte dei conti: Martinelli e Ambrosi dovranno restituire 14mila euro ciascuno. Respinte le accuse ad altri ex consiglieri

La Procura della Corte dei conti ha contestato troppo tardi il presunto danno erariale conseguente al pagamento delle indennità di carica al consiglio di amministrazione dell’Asi di Bari. E dunque, alla fine, di una corposa contestazione relativa ai pagamenti agli amministratori negli anni dal 2013 al 2019, è stato dichiarato illegittimo soltanto un anno di retribuzione versata all’ex presidente Lino Martinelli, che nel frattempo era andato in pensione e dunque - in base alla legge - poteva ottenere solo incarichi pubblici gratuiti.

È per questo che i giudici contabili pugliesi (presidente e relatore Pasquale Daddabbo) hanno condannato Martinelli e l’ex consigliere Alessandro Ambrosi a pagare ciascuno 14mila euro, pari alla quota dello stipendio del presidente erogata fino a quando, accortosi del problema, il consorzio ha interrotto il pagamento. Va detto però che i giudici hanno anche dichiarato prescritto il danno erariale (che trattandosi di pronuncia civile, resta presunto) per le indennità versate nel 2013 al consiglio di amministrazione (composto da Martinelli, dall’ex sindaco di Molfetta Azzolini, dall’ex presidente di Confindustria De Bartolomeo, dall’ex presidente della Provincia Schittulli e dall’ex direttore generale Girolamo Pugliese). I consiglieri (e i tre revisori) sono stati invece prosciolti dalle contestazioni relative all’indennità di carica del presidente nel periodo precedente al pensionamento. Ugualmente insussistente è stata ritenuta un’ulteriore contestazione relativa ai rimborsi forfetari concessi al presidente per l’utilizzo del mezzo proprio sulla base di un regolamento interno.

La vicenda nasce da accertamenti penali delegati alla Finanza dalla Procura di Bari, che hanno ricostruito la gestione del consorzio fino a circa 10 anni fa. Tuttavia, hanno rilevato i giudici erariali accogliendo l’eccezione avanzata da molti difensori, la notifica dell’invito a dedurre (l’equivalente dell’avviso di chiusura indagini nel procedimento penale) è avvenuta oltre il quinquennio di prescrizione che copre quindi tutti i pagamenti effettuati prima dell’aprile 2017. L’accusa, con il sostituto procuratore generale Marcella Papa, aveva invece ritenuto che operasse il raddoppio dei termini perché aveva contestato ad alcuni amministratori l’omessa denuncia (per non aver segnalato i pagamenti illegittimi), circostanza che i giudici hanno invece escluso. Allo stesso modo è stata esclusa la colpa grave sia per gli ex direttori generali che per i revisori. 

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