L'intervista

Saverio Raimondo, il tour nei club fa tappa a Terlizzi: «La risata del pubblico il ritmo del mio show»

Bianca Chiriatti

Appuntamento giovedì 16 marzo al MAT di Terlizzi, «di fronte a un pubblico adulto e dotato di senso dell’umorismo»

«Un vigliacco in tempo di guerra, una partita iva durante la crisi del ceto medio, un maschio bianco eterosessuale ai tempi del politicamente corretto: in poche parole, l'uomo sbagliato al momento sbagliato»: queste le parole con cui, ironicamente, si «descrive» il comico Saverio Raimondo. Ma è nel posto giusto quando si trova su un palco a fare stand-up comedy, e da poco è ripartito il tour nei club italiani in cui presenta il nuovo spettacolo, che fissa l'asticella del suo umorismo sempre più in alto, sfidando tabù e ipocrisie contemporanee. Il giro farà tappa dopodomani, giovedì 16 marzo, al MAT di Terlizzi, Bari (biglietti disponibili su https://www.diyticket.it/events/teatro/10495/saverio-raimondo-live-club-tour) e arriva dopo la pubblicazione del comedy album, Saverio Raimondo Live a Studio 33, il primo in Italia di un genere che negli Stati Uniti ha una categoria dedicata ai Grammy Award: un'ora di live show spudorato e irriverente, registrato a Roma, nello Studio 33 di Trastevere, di fronte a un pubblico «adulto e dotato di senso dell’umorismo».

Un tour nei club, una scelta precisa

«Il club è l'habitat naturale di questo genere di comicità. In teatro si perde quell'immediatezza, la promiscuità, l'elettricità, nel club tutto è più ravvicinato, la distanza rispetto al comico sul palco è ridotto. Poi sono spazi di cui dobbiamo riappropriarci, tra i più colpiti durante la pandemia, che non hanno avuto sovvenzioni. È fondamentale aiutarli».

Qualche anticipazione su questo nuovo spettacolo?

«Come sempre nella stand-up comedy si spazierà tra argomenti frivoli e più controversi, dalla pizza gourmet alla salute e alla guerra, dalle tasse alla body positivity: si cerca poi un filo conduttore tra tutti questi temi e sono io, "garante di onestà" dello show».

Quanto conta il pubblico per chi fa questo mestiere?

«È fondamentale, per me la risata e l'applauso sono come la batteria e il contrabbasso per il trio jazz. Ci può essere la melodia, ma non se manca il ritmo. Ascolto tanto il pubblico, lo prevedo, a volte mi spiazza, ma comunque lo includo nella performance, ci dialogo, improvviso, non è mai un monologo».

Oggi c'è la tendenza, anche nella comicità, di portare in televisione le star dei social, con risultati anche discutibili. Che ne pensa?

«Ho riscontrato anch'io questa cosa: sperimentare è sempre giusto, altrimenti non si sa mai quando si sbaglia. È un fenomeno che racconta molto della pigrizia del pubblico, quello che sta davanti al telefono difficilmente si schioda, non è poi così curioso o "deambulante". Però allo stesso tempo chi ha tanti follower viene a cercare il pubblico della tv, quindi non basta la fama sul web. Alla fine c'è sempre un mondo reale dietro»

Un altro fenomeno di cui si parla oggi è il podcast: come si coniuga con la comicità?

«Sono certo che funzioni, e in fondo il mio album l'ho realizzato anche un po' sull'onda podcast. Credo sia una cosa su cui si può divertire: la radio ha una sua grammatica con molta musica, e io sono il primo a sostenerla oltre che a farla. Se invece si vuole architettare uno spettacolo più articolato, magari con un pubblico, il podcast è la dimensione ideale, lo ritengo uno strumento molto adatto all'ascolto e alla comicità».

E proprio sull'album, com'è stata questa esperienza, sbarcata per la prima volta in Italia?

«Sono soddisfattissimo: sono stato un pioniere, il disco è venuto bene, il pubblico partecipa alla grande, si sentono le risate, gli applausi, ed è tutto vero, c'è la persona che ride da sola perché ha capito la battuta, c'è uno che rompe un bicchiere, si percepisce il clima del live in un club».

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