La situazione
Bari, ospedale Giovanni XXIII: «Cardiochirurgia pediatrica, in reparto un clima di paura»
La relazione del Nirs sulle morti sospette: «I medici stanchi di essere il bersaglio degli esposti di un primario»
BARI - Un’indagine della Procura di Bari in cui si incrociano (almeno) due denunce e una ispezione che la Regione ha demandato al Nirs stanno cercando di fare chiarezza sul caso delle morti sospette all’interno del Giovanni XXIII: sei decessi registrati tra 2018 e 2022 su piccoli pazienti, sottoposti a interventi di cardiochirurgia pediatrica, che hanno contratto infezioni da Klebsiella e stafilococco. A gennaio il Policlinico di Bari, da cui dipende l’«ospedaletto», ha sospeso gli interventi di cardiochirurgia per carenza di personale. Ora una relazione preliminare degli ispettori getta altri dubbi sui motivi di quella decisione.
All’interno dell’ospedale si è creata una situazione esplosiva tra il direttore della Terapia intensiva, Leonardo Milella, e il direttore della cardiochirurgia, Gabriele Scalzo: i giudici del Tar hanno trasmesso in Procura i contenuti di un ricorso amministrativo di Milella (difeso dall’avvocato Angelo Loizzi), portando all’apertura di una indagine delegata ai Nas. Scalzo (avvocato Michele Laforgia) ha a sua volta presentato un contro-esposto. Entrambi sono confluiti in un fascicolo del pm Savina Toscani: Milella accusa Scalzo di ingerenze nella gestione dei pazienti di Intensiva che avrebbero portato a decisioni sbagliate, Scalzo mette nel mirino i metodi del collega e sottolinea la mancata istituzione dell’Intensiva cardiochirurgica (già prevista, finanziata e con tanto di direttore). Il risultato finale di questo scontro sarebbero i decessi: Milella ne conta 46.
Negli scorsi giorni l’ispettore del Nirs, Natale Cavallo, ha trasmesso in Regione un verbale di «considerazioni preliminari». Ne emergono due aspetti. Primo, che dagli atti consegnati (solo parzialmente e non senza fatica) dal Policlinico di Bari «non si evince in maniera chiara e univoca» l’esistenza di protocolli operativi «per la gestione delle infezioni ospedaliere» come quelle che avrebbero causato i sei decessi, né di una procedura per la comunicazione di tali casi dal Giovanni XXIII alla direzione sanitaria del Policlinico. Il Nirs (il cui coordinatore, l’avvocato Antonio La Scala, si è astenuto perché ha difeso due indagati) ha ottenuto soltanto una parte dei documenti richiesti, per cui è possibile che non abbia evidenza delle procedure: sul punto la scorsa settimana è intervenuto direttamente il governatore Michele Emiliano, chiedendo al direttore generale del Policlinico di trasmettere gli atti. Non è chiaro se sia già avvenuto.
Il punto inquietante nella relazione del Nirs è però il secondo, e riguarda «le motivazioni della carenza di personale medico afferente alla Cardiochirurgia pediatrica». Ovvero la situazione che, secondo il Policlinico, ha portato alla sospensione degli interventi. Tali carenze, anche secondo l’ispettore, deriverebbero dal «clima di metus (paura, ndr) creato da alcuni Direttori con procedure disciplinari attivate nei confronti del detto personale costretto a allontanarsi per vari motivi dal luogo di lavoro». Il personale è insomma stufo di essere bersaglio di denunce e di esposti.
Lo stesso Milella è stato sottoposto negli anni ad almeno otto procedimenti disciplinari (in gran parte archiviati senza sanzioni). Un procedimento disciplinare ha riguardato pure Scalzo, per una lite con Milella relativa alla gestione di una cartella clinica.
L’ipotesi, su cui sta lavorando la Procura di Bari, è che il «clima di metus» creato in due reparti nevralgici abbia conseguenze sull’assistenza. Ed è per questo che gli approfondimenti andranno avanti non solo sui medici, ma anche sui vertici del Policlinico: bisogna capire, innanzitutto, perché in oltre tre anni nessuno abbia mai pensato a trovare una soluzione.