Il caso
Bari, ospedale in Fiera, le carte choc: «Lavori senza progetto approvato»
La relazione dei collaudatori: Lerario non aveva il potere di spendere 23 milioni
BARI - I lavori per l’ospedale Covid della Fiera del Levante furono avviati prima ancora che ci fosse un progetto esecutivo, approvato in realtà solo una settimana prima della chiusura dei cantieri. E l’appalto, che avrebbe dovuto essere aggiudicato sulla base di offerte a prezzi unitari (cioè ribassi singoli per ogni voce di lavorazione), fu fatto senza computo metrico né lista dei prezzi, ma con un unico ribasso percentuale. Sono solo le più clamorose «criticità e anomalie» rilevante nella procedura da parte della nuova commissione, nominata dalla Regione, che ha dichiarato l’opera non collaudabile.
La struttura realizzata dalla Protezione civile nei padiglioni della Fiera del Levante ha lavorato da marzo 2021 allo scorso maggio, e non è ancora stata smontata, ed è al centro dell’indagine della Procura di Bari sul sistema-Lerario: l’ex dirigente, arrestato in flagranza per tangenti all’antivigilia di Natale 2022, è accusato di corruzione, e insieme all’ex responsabile del procedimento e direttore lavori, Antonio Mercurio, e al procuratore dell’Ati aggiudicataria, Domenico Barozzi, risponde anche di falso in atto pubblico e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
La relazione che alla vigilia di Natale è stata firmata da tre funzionari della Regione (Roberto Polieri, Giovanna Netti e Leonardo Panettieri) dice molte cose. Ma la più grave, oltre alla mancanza del registro di contabilità dei lavori e al pasticcio dell’appalto, è che la procedura seguita da Lerario e Mercurio è in contrasto con quanto previsto dal codice degli appalti e dal regolamento. Ed è ancora più grave che in Regione nessuno se ne fosse accorto, e che a nessuno fosse venuto nemmeno un minimo dubbio sui milioni di euro spesi senza rispettare le regole...