Città
Dal Pnrr 770 milioni di euro: una sfida per cambiare Bari
Le risorse in arrivo fino al 2026. È il momento di una visione collettiva
Caro Direttore, vogliamo riflettere sul futuro di Bari? È un esercizio sempre opportuno; ma indispensabile di questi tempi, alla luce degli investimenti che si realizzeranno nei prossimi anni grazie al PNRR. Una quantificazione di massima (suscettibile di aumenti) di queste risorse raggiunge i 771 milioni. Si tratta di una cifra colossale, dei più cospicui stanziamenti da decenni a questa parte, e che chissà se e quando si potranno ripetere. È un ammontare circa doppio della media delle città italiane, tenendo conto della popolazione. Come si può vedere dai dati della tabella qui in pagina, sono interventi diversificati, che comprendono i grandi progetti della Costa Sud, della stazione e delle nuove reti di trasporto, ma che toccano anche altri ambiti. Sono principalmente risorse che fanno capo all’Amministrazione Comunale. Si aggiungono agli altri investimenti in corso e in programma (come quelli ferroviari).
Come mai tanti soldi? Per il favore del PNRR verso le aree metropolitane rispetto alle altre città, e per la capacità dell’Amministrazione Decaro, di cui va dato atto con piacere, di aggiudicarsi risorse messe a bando grazie a buoni progetti, a partire dal caso degli interventi sulla stazione (programma PINQUA). Questa disponibilità di finanziamenti è un’ottima notizia. Nel breve termine, consentirà di contrastare un po’, grazie agli appalti e ai lavori, la tremenda crisi economica che si sta abbattendo su di noi. Nel medio e lungo termine contribuirà a disegnare una città migliore.
L’Amministrazione cittadina è impegnata nella predisposizione di tutte le fasi preliminari ai lavori. Si tratta di un’impresa difficilissima. Perché sono tante opere, molte delle quali complesse; e tutte da fare contemporaneamente. Perché l’inflazione sta mettendo in dubbio la fattibilità degli interventi ai vecchi prezzi: il rischio, tremendo, è di vedere gli appalti andare deserti. Tutto questo considerando che gli interventi debbono essere completati definitivamente entro il 2026. Una sfida da far tremare i polsi, per quanto il Comune di Bari sia certamente il meglio attrezzato, da un punto di vista tecnico-amministrativo, fra le grandi città del Sud, e in condizioni migliori anche rispetto a qualche grande città del Centro-Nord. Tifiamo tutti, quindi per l’Amministrazione.
UNA CITTA' MIGLIORE
Ma allo stesso tempo, non possiamo non sollecitarla. Realizzare fisicamente gli interventi non può essere il fine ultimo dell’azione pubblica, ma solo uno strumento per raggiungere un risultato ben più importante: una città migliore.
Un prima, non irrilevante, riflessione riguarda ciò che accadrà da oggi al 2026. La vita urbana è già interessata da lavori pubblici e privati, con le tante ristrutturazioni di immobili. Diversi servizi non sono ottimali, a cominciare dai modesti risultati della raccolta differenziata e dai numeri del trasporto pubblico (a paragone con le migliori città italiane). Certo, moltissimo è stato fatto, in particolare proprio grazie all’azione dell’attuale Sindaco, che forse anche per questo è il più amato d’Italia. Anche se alcuni aspetti lasciano a desiderare, come se non si riuscisse talvolta a manutenere nel tempo ciò che si fa: si pensi agli stalli di sosta per il carico/scarico nelle ztl, che mai, ma proprio mai, sono utilizzati a quel fine e sono divenuti una «terra di nessuno». Molto è in programma. Si pensi ai nuovi park and ride. Ma proprio per questo Bari rischia paradossalmente di attraversare anni difficili: l’apertura contemporanea di tanti nuovi cantieri (specie nel 2023-24) può rendere più complicata la vita quotidiana. Non risulta ci sia (ma saremmo lietissimi di essere smentiti) un piano dell’Amministrazione proprio per quegli anni (dove transiteranno gli autobus, dove si parcheggerà, e così via). Tra l’altro nel 2024 si vota, e l’Amministrazione rischia di arrivare a fine mandato con tanti cittadini che vedono i disagi ma non ancora i risultati.
Ma gli aspetti più importanti riguardano il futuro, dopo il 2026. Va considerato un elemento importante: le opere che si realizzeranno non sono parte di una proposta d’insieme che ha fatto il Comune, ma, come in tutta Italia, sono il frutto delle decisioni che ha preso il governo nazionale con il PNRR. Sono scollegate fra loro: vanno messe a sistema.
I progressi di Bari degli ultimi anni, specie se comparati ad altre città italiane, sono indiscussi. Ne dobbiamo essere contenti. Ma occorre insistere. Che città sarà nel 2026 e poi verso la fine del decennio? Come queste nuove opere, al di là dell’effetto di ognuna di esse presa singolarmente, cambieranno la qualità della vita, l’attrattività per le attività economiche, l’efficienza di insieme della città? Che città contribuiranno a disegnare? La popolazione non crescerà per decenni: ha senso espandere ancora edifici residenziali e consumo di suolo? I giovani saranno, demograficamente, sempre meno: in una città ormai turistica (indubitabilmente un bene) ci saranno ancora alloggi per gli studenti o solo bed and breakfast? Il clima purtroppo cambierà: accelererà Bari - anche dopo gli interventi PNRR - su una intensa realizzazione di aree verdi o continuerà ad essere prevalentemente di cemento? Una città con decine di chilometri in più di linee di bus elettrici diventerà come tante altre in Europa dove ci si sposta con i mezzi pubblici, o rimarrà preda delle auto private con le loro emissioni? E se libereremo strade, sapremo costruire nuovi spazi per noi, come nella meravigliosa, ma in fondo semplicissima, esperienza di Barcellona?
La forza di Bari è il pragmatismo, la concretezza dei suoi cittadini, che vivono con gli occhi aperti e i piedi ben piantati nel presente, e non si cullano su ricordi di passati migliori come in altre città del Sud. Ma la sua debolezza è la scarsa capacità di proiettarsi nel futuro, di progettare a lungo termine, di chiudere gli occhi e sognare. Restiamo per molti versi la città dei «pochi, maledetti e subito». Le opere del PNRR possono rappresentare la leva per l’ambizione.
Ma, vuoi per le modalità tecnocratiche del PNRR, vuoi perché l’Amministrazione è impegnata nei progetti e negli appalti, i cittadini sono completamente tagliati fuori da questo processo. Ne sanno poco e niente. Nessuno li informa. Nessuno li chiama a parlarne. Immagine plastica di questa realtà l’apertura del nuovo Mercato del Pesce: dove turisti e cittadini si aggiravano senza che ci fosse neanche un bigliettino da qualche parte ad informarli sul futuro di quel manufatto: quando e con quali attività non sarà più solo una ristrutturazione edilizia, ma una parte viva della città? Dove è stato esposto, per mesi, il progetto della stazione? Come sono segnate le strade dove passeranno i bus elettrici? Lo si diceva all’inizio: le città non cambiano perché si fanno le pur utilissime opere pubbliche. Cambiano perché i loro abitanti sentono di essere parte di un processo collettivo, partecipano alle scelte, sono pronti a mutare i propri comportamenti grazie alle nuove opportunità: prenderemo in massa i nuovi bus elettrici o saranno (tanti, nostri) soldi investiti con scarso risultato?
Le città cambiano grazie a faticosissimi, complessi, processi di partecipazione democratica. Per fortuna i baresi amano la città, anche quando sono lontani. Ma come tanti altri italiani appaiono disinteressati e scettici sulla vita pubblica. Specie i più deboli, le persone più ai margini, gli ultimi: covano alterità, forse rancore. Non votano. Bisognerebbe provare a rimettere i cittadini al centro dei processi di trasformazione della loro città.
Quel che si sta dicendo è che sul Sindaco di Bari pesano responsabilità straordinarie: non solo di avviare le opere fisiche del PNRR ma anche di chiamare (come certamente è nelle sue corde) i suoi concittadini a costruire, a partire dalle opere, il futuro: una visione collettiva, condivisa. Il momento di farlo è adesso.