La campagna vaccinale
Bari: un Catino di dosi , «Ma è fuori mano»
In fila contro l'ondata estiva del Covid, pienone all’hub per la profilassi giudicato «troppo lontano da casa». Raggiunta quota 400 iniezioni in circa 4 ore e mezza, 950 in tutta la provincia
BARI - Alle ore 10 il contatore delle prenotazioni segna già quota 151 accessi. «Ci dobbiamo un attimo fermare. Stiamo preparando gli altri vaccini» dice un’infermiera. Mentre attorno è tutto un andirivieni. Anziani con il bastone, con il girello, altri sorretti da figli e nipoti e altri ancora, perfettamente autonomi, che con fare baldanzoso si fanno largo tra moduli da firmare e numerino da cercare. Sono gli stessi che all’esterno hanno mugugnato, ora per la mancanza di parcheggio, ora per la scelta logistica non proprio a portata di mano e di casa.
«È uno schifo. Per fare un buco sul braccio mi hanno fatto venire sin qui! Dall’altra parte della città!», dice un anziano quasi 80enne con piglio deciso e mascherina sotto il mento. Per molti l’altra parte della città ha il nome di “Catino”. Quartiere salito improvvisamente alla ribalta locale per essere - almeno sino ieri, visto che ci saranno anche i punti di vaccinazione dell’ex Cto, di Japigia e di Carbonara - l’unico centro di somministrazione anti-Covid in tutta la città. L’unico rimasto sempre attivo anche dopo la gioiosa macchina da guerra messa in campo nei mesi più duri della pandemia. E in via delle Azalee 2 - siamo tra eleganti palazzine circondate dal verde e da strade ordinate e pulite - ancor prima dell’apertura dei cancelli si è formata la coda degli over 60. Quelli che, da disposizione ministeriale, possono subito accedere a sportello alla quarta dose per mettere fuori gioco un virus che sta pericolosamente rialzando la cresta.
Ma in questa ennesima giornata di corsa all’ago non mancano nemmeno quelli della prima volta. Gli over 60 che sino all’altro giorno non avevano nemmeno una dose e che oggi hanno scelto di presentarsi spontaneamente. «Tutto perfetto, personale disponibile e preparato. Sono solo arrabbiata per il tempo perso e per la distanza - spiega un’anziana -. Da due mesi attendevo la quarta dose e il mio medico di base non sapeva darmi indicazioni. Arrivo dalla parte opposta della città, da viale Salandra, zona Policlinico. E sono qui grazie a mio figlio. Si è preso la giornata libera dal lavoro per accompagnarmi». «Io non sapevo nemmeno dove fosse Catino. Ma alla fine è andata bene.
Vaccinarsi è importante, soprattutto per noi anziani», dice sorridendo un’elegante ottantenne dai capelli biondi mentre pigia sul cerotto post inoculazione. «Io all’inizio ero un po’ scettica, ho tergiversato sulla quarta dose. Ma poi mi sono convinta. I numeri del contagio mi hanno fatto paura», afferma un’altra signora arrivata dalla vicina Palese nella più familiare e conosciuta Catino. E all’interno dell’hub tutto procede secondo regole ormai collaudate: prima in sala d’attesa per compilare i moduli, poi la chiamata per la somministrazione verso una delle otto postazioni e infine tappa obbligata nell’area (una palestra) per il classico monitoraggio post iniezione. Al lavoro ci sono cinque medici e cinque infermieri.
Tempi stimati tra i 40 e i 45 minuti, in una mattinata che alla fine segnerà quota 400 somministrazioni in circa quattro ore e mezza. Numeri destinati a salire se si considera che nei primi giorni la media è stata di 350-370 somministrazioni giornaliere. Il centro di Catino è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 13 e con l’unica finestra pomeridiana il martedì dalle 15 alle 18. «In questa fase potrebbero però estendere gli orari. Le richieste aumenteranno», ritengono quelli che all’esterno continuano ad allungare la fila. Una fila ordinata e per nulla isterica. Il Covid ormai ha anche allenato la pazienza.