La scoperta

Bari, nuova terapia per tumori neuroendocrini

Daniele Amoruso

Dall’Istituto di Oncologia di Uniba una cura radicale per il tipo di cancro che ha colpito anche Fedez

L’équipe dell’Istituto di Oncologia dell’Università di Bari ha sviluppato per la prima volta al mondo una terapia Car-T che permette al sistema immunitario di distruggere i tumori neuroendocrini. Il traguardo per la cura radicale di un cancro dello stesso tipo che ha recentemente colpito il celebre influencer Fedez è più vicino.

Il prof. Mauro Cives ha guidato la straordinaria ricerca per mettere a punto un’inedita procedura che permette di modificare e istruire geneticamente, in laboratorio, un particolare tipo di globuli bianchi (i linfociti T) in modo che, una volta re-infusi nel paziente, siano pronti a riconoscere e aggredire le cellule tumorali.

Le Car-T rappresentano oggi il punto più avanzato della ricerca in oncologia e, per la loro capacità di aggredire e dissolvere ogni cellula cancerosa che sia presente nell’organismo con una sola infusione (one shot therapy), sono certamente la più potente arma di immunoterapia in nostro possesso.

Finora le terapie Car-T autorizzate in Italia, per il loro elevatissimo costo (superiore a 300mila euro a prodotto), sono riservate alla cura di leucemie e linfomi, che non rispondono a tutte le altre possibilità di trattamento, in 24 Centri Ematologici selezionati. La sperimentazione contro i tumori solidi (fegato, polmone, colon e sarcomi) in Italia è iniziata alla fine del 2021 all’Istituto Humanitas di Milano attraverso il progetto Cell Therapy di Gilead Sciences. L’eccezionale ricerca condotta a Bari nell’Istituto diretto dal prof. Camillo Porta, ora pubblicata da Mauro Cives nel British Medical Journal for ImmunoTherapy of Cancer, indica un promettente indirizzo di studio per la biologia molecolare e soprattutto apre una nuova strada per il trattamento personalizzato e definitivo dei tumori neuroendocrini che non siano stati debellati dalle attuali cure, chirurgiche e di radioligand therapy con Lutezio-177.

«Normalmente il nostro sistema immunitario - spiega il prof. Mauro Cives - è in grado di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Il cancro ha il sopravvento quando riesce a spegnere l’attività dei linfociti T e di conseguenza le capacità di difesa del nostro organismo vengono perse. Con la nostra ricerca abbiamo dimostrato che è possibile andare a risvegliare questo sistema difensivo, dirigendo in maniera specifica i linfociti T contro le cellule del tumore.»

L’équipe dell’Università di Bari si è servita di particolari virus inoffensivi, per inserire l’informazione di riconoscimento della somatostatina prodotta dal tumore e di attacco delle cellule. La realizzazione dello studio è stata possibile grazie a un finanziamento dell’AIRC e di ENETS (European Neuroendocrine Tumor Society).

«Noi abbiamo sviluppato e brevettato una molecola - precisa l’oncologo - che va a riconoscere i recettori della somatostatina. Questa proteina è stata inserita all’interno di un virus inoffensivo, che è stato utilizzato per poterla trasportare e incorporare nei linfociti prelevati al paziente, mettendoli in grado di attaccare e distruggere le cellule tumorali.»

La Car-T Therapy rappresenta, sul piano scientifico, la frontiera più affascinante del trattamento oncologico e costituisce un enorme avanzamento scientifico verso strategie di cura personalizzate, immediate e di straordinaria efficacia.

Le sedi più frequenti in cui si sviluppano i tumori neuroendocrini sono il polmone, il pancreas e l’intestino tenue.

«La terapia con cellule Car-T ad oggi - dichiara Cives - ha dato dei risultati a dir poco sorprendenti. Il nostro è uno studio ancora allo stadio pre clinico, ma il prossimo passo sarà quello di una investigazione su pazienti.»

Nei laboratori dell’Istituto di Oncologia dell’Università di Bari, diretto dal prof. Camillo Porta, viene svolta una ricerca di altissimo livello con collaborazioni scientifiche internazionali.

«Lo sviluppo di nuove tecniche di immunoterapia in questa fase è fondamentale - commenta il prof. Porta -. Questo lavoro, pur essendo ancora pre-clinico, apre le porte a una vera e propria rivoluzione nel trattamento di neoplasie un tempo quasi orfane, come i tumori neuroendocrini.»

Privacy Policy Cookie Policy