Il caso
Bari, morì a 12 anni dopo un intervento: indagine contabile sui medici
La Corte dei conti: «Danno all'erario per 192mila euro dopo la transazione»
BARI - La drammatica vicenda di Zaraj, la ragazza deceduta il 19 settembre 2017 a causa di una ipertermia maligna, subito dopo un intervento di riduzione di una frattura al femore eseguito nell’ospedale Giovanni XXIII, approda adesso anche davanti alla Corte dei Conti. La Procura regionale ha esercitato un'azione di rivalsa nei confronti dei due medici accusati di omicidio colposo in relazione alle loro presunte negligenze e imperizie che avrebbero concorso a determinare il decesso. Il sostituto procuratore generale Marcella Papa contesta ai due professionisti un danno erariale per complessivi 192mila euro, meno di un terzo rispetto ai circa 630mila che il Policlinico si è impegnato a pagare agli eredi della vittima, Zaraj Tatiana Coratella Gadaleta chiudendo così con una transazione la causa civile sul risarcimento del danno.
La vicenda penale, ricordiamo, si è conclusa in due tronconi. Leonardo Milella, il primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Pediatrico Giovanni XXIII dove avvenne il decesso è a processo con rito ordinario. L’altro medico coinvolto, l’anestesista Vito De Renzo, ha patteggiato invece una pena a 14 mesi di reclusione.
Stando alle indagini, De Renzo durante l’intervento ortopedico avrebbe somministrato per l'anestesia generale un farmaco controindicato in caso di patologie congenite come quella di cui soffriva la vittima. Al primario Milella, intervenuto ad operazione chirurgica conclusa, si contesta di aver erroneamente diagnosticato una «tromboembolia polmonare» e «ritardato» di altre tre ore «la somministrazione del farmaco salvavita».
E veniamo alla vicenda pendente davanti alla Corte dei Conti. La Procura contabile ritiene anzitutto che le condotte contestate ai due medici «manifestino la grave imperizia degli stessi». Soprattutto, sotto il profilo erariale, «la vicenda ha causato un danno (...) indiretto all'Azienda ospedaliera», anche se sulla quantificazione va tenuto conto della «corresponsabilità» dello stesso Policlinico. Nell'atto di citazione si evidenziano quelle che vengono definite «disfunzioni organizzative» come la «mancanza di misuratori di temperatura nella sala operatoria, la mancanza di Dantrolene, rimosso perché scaduto». Un'altra circostanza che la Procura regionale della Corte dei Conti evidenzia è che l’Azienda Policlinico «non era coperta da assicurazione», come invece prevede la legge.
Per la Procura contabile sussiste dunque il nesso di causalità sia tra il danno subito dall'Ente (il Policlinico) e la condotta dei medici; sia tra questi ultimi e i danni subiti dalla paziente. «L'evento dannoso subito dall'Ente consiste nel detrimento patrimoniale seguito dall'esborso pecuniario» pari a 630mila euro. «Ove la condotta dei medici fosse stata improntata alla diligenza (...) con alta probabilità non si sarebbe verificato l'evento morte di Zaraj, in conseguenza del quale i congiunti hanno chiesto e ottenuto il risarcimento da parte dell'azienda ospedaliera».
Con riferimento alla quantificazione, la Procura contabile mette in conto il peso che hanno avuto le «situazioni di fatto di particolare difficoltà, anche di natura organizzativa, della struttura sanitaria in cui l'esercente la professione sanitaria ha operato». Ecco perché «si ritengono responsabili in modo gravemente colposo della morte della piccola paziente», non solo i professionisti ma anche «la stessa azienda ospedaliera per le disfunzioni organizzative rilevate». Insomma, una parte del danno viene attribuita al Policlinico ma alla stessa Azienda nulla si contesta. La circostanza influisce solo sul «conto» presentato ai medici, dal momento che il risarcimento richiesto è limitato ad una sola annualità dello stipendio lordo percepito nel 2017 (circa 86mila euro De Renzo, circa 106mila Milella). Sin qui l'accusa. La parola adesso passa alla difesa dei due professionisti. L’udienza è stata fissata per il 6 aprile.