L'emergenza

Bari, monoclonali a disposizione ma non vengono utilizzati: solo 3 fiale somministrate al Policlinico

G. Flavio Campanella

È disponibile anche nei presidi della provincia il farmaco che può salvare la vita a chi lotta contro il Covid

BARI -  Il primo paziente a riceverlo per via endovenosa è stato un 38enne ricoverato al Policlinico. Per altri due, che si sottoporranno al trattamento, sono state già richieste (sempre dall’azienda ospedaliero-universitaria) le fiale. In quanto al resto, gli anticorpi monoclonali, fra le armi più promettenti contro il Sars-CoV-2, sono ancora quasi del tutto conservati nell’hub regionale dell’ospedale Di Venere, la struttura individuata dalla Regione da dove partono per le consegne verso i centri specializzati e autorizzati alla prescrizione e alla somministrazione. Nell’ambito della Asl di Bari sono quattro i presidi abilitati all’utilizzo dei monoclonali (oltre alla Rianimazione del Di Venere, anche San Paolo, Perinei di Altamura e Santa Maria degli Angeli di Putignano), ma per il momento nessuno dei presidi li sta usando.

ARRIVI - Dall’arrivo della prima dotazione sono trascorse un paio di settimane. Martedì 16 marzo sono infatti giunti a Carbonara i primi 222 flaconi di bamlanivimab, cui ne sono seguiti altri 846 giovedì scorso. Di questi soltanto uno è stato inviato all’ospedale di piazza Giulio Cesare, mentre altri nove sono stati spediti ai Riuniti di Foggia (1) al Perrino di Brindisi (2), al Fazzi di Lecce (3), al Masselli Mascia di San Severo (2) e al Dimiccoli di Barletta (1). Sempre il 25 sono stati riposti nei frigoriferi della farmacia territoriale del Di Venere (la cui unità operativa è diretta da Luigia D’Aprile) 1.692 fiale di etesevimab, sei delle quali sono state già destinate a Foggia (2), Lecce (2) e al Policlinico di Bari (2). Il giorno dopo (il 26) è stata la volta di un carico di 1.676 unità di casirivimab, per ora tutte giacenti. La disponibilità, dunque, è al momento, al netto delle 16 distribuite, di 4.420 dosi a disposizione (la somministrazione avviene una tantum). Non sono previsti altri ordini al momento, anche perché non c’è più spazio dove stoccare.

PROCEDURA - Il Policlinico ha dunque soltanto avviato i trattamenti, ritenuti fondamentali per la cura dei pazienti Covid e affidati a un gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato da Annalisa Saracino, direttrice di Malattia infettive, e formato da infettivologi, pneumologi, rianimatori e internisti. Sono loro, prima della somministrazione, a valutare le singole schede cliniche, validare la proposta terapeutica e richiedere la fornitura del medicinale alla farmacia ospedaliera. Ma l’eventuale presa in carico di soggetti idonei, secondo i criteri stabiliti dall'Aifa, è successiva alla segnalazione dei medici di famiglia. È loro compito (e dei pediatri di libera scelta) proporre i pazienti da sottoporre al trattamento. Nei giorni scorsi Giovanni Migliore, direttore generale del Policlinico ha inviato una comunicazione alla categoria. Allo stesso tempo è stato attivato un indirizzo email dedicato per raccogliere i moduli con le richieste (nello scorso fine settimana sono arrivate le prime segnalazioni).

CONDIZIONI - Ci sono delle condizioni per rientrare nella platea: la positività al Sars-Cov-2 deve essere recente, i sintomi devono risultare lievi o moderati e non si deve aver fatto ricorso alla ossigenoterapia. È in questo quadro clinico che avanti ieri nell’ambulatorio di Malattie infettive è stato possibile procedere con la terapia al 38enne. Gli anticorpi monoclonali sono destinati a obesi o dializzati, a diabetici con complicanze, a pazienti con immunodeficienza e a tutti gli over 65 che hanno almeno un fattore di rischio.

«Sono uno strumento fondamentale per ridurre le complicanze del Covid, soprattutto nei soggetti più fragili - ha commentato di recente Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari e appena confermato per i prossimi quattro anni alla guida della Fnomceo, la federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri -. È la prima grande opportunità terapeutica che il medico di medicina generale può utilizzare contro il Covid-19, capace di cambiare la storia clinica della malattia riducendo i rischi di ricovero e di complicanze in un momento particolare quale quello attuale in cui la carenza dei vaccini non permette di contenere la diffusione della malattia. L’uso degli anticorpi monoclonali rischia però di essere compromesso dalla grave carenza dei tamponi per la diagnosi precoce. Oggi ci sono pazienti che aspettano settimane prima di fare il test molecolare».

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