L'emergenza
Bari, tamponi agli «invisibili», iniziativa dei Cobas
Esami gratuiti ai lavoratori privi di tutele, dai fattorini alle badanti
Prima della pandemia erano gli «invisibili»: rider, badanti, lavoratori impegnati nell'assistenza domiciliare integrata; oppure si trovavano ad operare in settori delicati come la logistica e la ristorazione dove alla visibilità apparente corrispondevano scarse tutele.
Il coronavirus ha mutato le loro sorti: i rider sono diventati indispensabili per il trasporto, soprattutto, di cibo, garantendo la sopravvivenza a locali che erano, paradossalmente e nello stesso momento, costretti a licenziare dipendenti addetti al servizio ai tavoli, temporaneamente precluso dalle restrizioni anti-covid. Restrizioni che hanno fatto perdere il lavoro a tante badanti o, pur salvando gli addetti alla logistica, non li hanno certo aiutati a conquistare diritti. Questa carenza di diritti, cui porre riparo, resta il minimo comune denominatore degli «invisibili».
Questo lo spirito che anima l'iniziativa dei Cobas, il sindacato di base, chiamata: «Arriva il tampone solidale!». L'obiettivo è estendere i controlli sanitari legati all'emergenza, includendo gli «invisibili» che, per molti versi, la pandemia ha fatto emergere senza sottrarli, però, al limbo della precarietà.
I tamponi anti-covid (e una consulenza sindacale) saranno gratuiti per tutti i lavoratori delle categorie citate. Basterà rivolgersi allo sportello sanitario autogestito da Cobas in via Garruba 174-176. Si tratta di test antigenici ed è possibile prenotarli telefonando al numero 3701463599. Si partirà fra un paio di settimane; nel caso di esito positivo dell'esame (ai cittadini sarà notificato entro 20 minuti), il sanitario che effettua il tampone comunicherà il risultato al medico curante del lavoratore e al Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell'Asl. In questo caso scatterà il percorso di monitoraggio e la persona interessata sarà sottoposta al tampone molecolare. L'obiettivo, quindi, è duplice: garantire la salute dei lavoratori, in molti casi esposti senza tutele al contagio; effettuare un'attività di sorveglianza che può risultare utile al contenimento dell'infezione. A questo servizio va aggiunta la consulenza gratuita che i Cobas offriranno a rider, badanti, lavoratori impegnati nella logistica, nella ristorazione e nell'assistenza domiciliare integrata.
Basta mettere a fuoco i problemi di una sola di queste categorie per comprendere l'importanza di un cambio di passo. Per esempio i rider che, ricorda il componente dell'esecutivo Cobas Felice Dileo: «Vengono nella nostra sede e sono disposti ad aiutarci, contattando i loro colleghi e offrendo assistenza. Solo un intervento legislativo può garantir loro il riconoscimento dei diritti: una legge che garantisca anche la rappresentanza sindacale, così che sia dichiarato valido solo il contratto nazionale firmato dai sindacati».
«Il fenomeno rider a Bari non è esteso come a Napoli, Roma o MIlano, ce ne sono tra i 300 e i 400» spiega il segretario del Nidil Cgil Alessandro Castellana che aggiunge: «Un mondo da intercettare al quale offriamo assistenza attraverso il caf, il centro di assistenza fiscale; un buon numero sono migranti. Bisogna superare l'accordo concluso dall'Ugl e da Assodelivery che inquadra i rider nell'ambito del lavoro autonomo».
Sul punto è d'accordo il segretario generale della Uil Puglia Franco Busto: «È un accordo che scarica i costi aziendali sui lavoratori e legittima il cottimo, per cui sono pagati in base a quanto consegnano. La situazione è ferma e spero il nuovo governo riapra il tavolo di trattativa per rafforzare le tutele dei lavoratori evitando situazioni illegali. Ciò sarà possibile - conclude Busto - con un contratto di settore come quello dei trasporti».
(foto Todaro)