Regione
La crisi congela l’assessorato ai 5S in Puglia
Da 127 giorni il Welfare è senza guida. Di Bari: «Il nome? Dobbiamo farlo noi»
BARI - La Puglia da 127 giorni non assegna la delega dell’assessorato al Welfare, cruciale per la gestione delle provvidenze economiche legate alla pandemia, a causa della querelle legata alla annunciata confluenza - mai ratificata da Rousseau - del M5S nella maggioranza progressista che sostiene il governatore Michele Emiliano. Dopo mesi di trattative, una spaccatura all’interno del gruppo consigliare dei grillini (quattro consiglieri sono per l’intesa - Barone, Di Bari, Casili e Galante - mentre la Laricchia è contraria), l’elezione in quota centrosinistra di Casili come vicepresidente dell’assemblea regionale e di Galante come segretario della Commissione Affari istituzionali, nonché il voto da parte dei pentastellati del Bilancio, il quadro politico registra ancora questa condizione ibrida: l’accordo, infatti, prevedeva che ai cinquestelle fosse assegnato l’assessorato al Welfare (destinato alla foggiana Rosa Barone, già presidente della Commissione antimafia regionale nella passata legislatura), con il voto sulla piattaforma casaleggesca.
Il punto sul nodo politico è così descritto da Grazia Di Bari, capogruppo 5S in Via Gentile: «Non ci sono novità. La crisi del governo ha messo in secondo piano la questione pugliese - spiega - ma noi vorremmo che l’ingresso nella maggioranza passasse dal voto degli iscritti su Rousseau». L’11 dicembre scorso, però, si è votato un quesito legato agli Stati generali del Movimento che prevede la legittimità degli accordi dei grillini anche post-voto, con il via libera dei vertici nazionali: «Questa linea - aggiunge la Di Bari - merita una interpretazione del nostro capo politico Vito Crimi che potrebbe dichiarare che è applicabile anche al caso Puglia. Ora aspettiamo un momento chiarificatore». «Una nomina motu proprio da parte di Emiliano? Dobbiamo essere noi a dare il nome…», conclude la Di Bari.
Sul fronte degli antigovernisti sono schierati sia la consigliera Antonella Laricchia, sia la potente senatrice salentina Barbara Lezzi, papabile nuovo leader nazionale, che proprio alla Gazzetta ha nei giorni scorsi ribadito la sua opposizione ad una intesa con Emiliano.
«Speriamo che riescano a concludere la pratica nel tempo della raccolta dei tartufi», attacca sorridendo il consigliere Fabiano Amati (Pd), con un riferimento al discusso emendamento richiesto dai grillini in merito alla possibilità di raccogliere i tartufi in loco anche per i pugliesi residenti fuori dal parco dell’Alta Murgia. «Un assessorato strategico sguarnito? Sono contrario a questo patto - aggiunge Amati -. Francamente non ha senso. I 5S hanno giocato sul tavolo elettorale pensando a quello post-elezioni. Emiliano prosegue perché vuole spaccarli: l’ingresso dei 5S in maggioranza rappresenterebbe una esplosione dilaniante del Movimento. Ma se questa opzione è comprensibile sul posizionamento politico, è meno plausibile nell’ambito dell’attività amministrative che nella mia cultura viene prima di ogni tattica». La conclusione di Amati è sui dem: «Mi stupisce il mio partito, che lascia me a dire cose ovvie, in linea con la nostra storia recente e attuale, e non insorge nel segnalare questa anomalia».