Coronavirus

Bari, passeggeri a rischio Covid, malumori per il tampone

rita schena

Il tampone dopo 72 ore. «Così rimarremo bloccati per giorni»

BARI -  «Dalle notizie che avevo sentito mentre ero in Grecia mi aspettavo di essere accolto da un paio di medici in tuta e casco protettivo che mi portavano di peso in isolamento». Antonio è appena sbarcato con la sua compagna dal traghetto arrivato in mattinata a Bari da Corfù, sorride di un sorriso così ampio che si vede nonostante indossi la mascherina.

«Sembrava che ci sarebbe stato un comitato di accoglienza come per degli untori - dice girandosi verso la donna - invece…E noi che non volevamo rientrare». «In realtà non volevamo tornare perché si stava bene dove stavamo», ribatte la compagna.
No. Chi si aspettava di arrivare al porto di Bari e trovare una situazione simile ad un fronte di guerra, è rimasto deluso. Niente ospedale da campo sotto le tende, niente scene a metà tra «Virus Letale» e «Contagion», nessun gruppo esperto nel contrasto alla guerra batteriologica, né elicotteri pronti a bombardare inermi villaggi colpiti dal virus.

«Sì, in tanti si aspettavano una organizzazione sanitaria pronta a fare i tamponi direttamente allo sbarco dei turisti dalla Grecia - spiega Tito Vespasiano, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale - qualcosa stile ospedale da campo, tende montate ovunque… ma vi immaginate i problemi organizzativi che ci sarebbero stati? Da ogni traghetto sbarcano circa 500 persone e relative auto, pensiamo se si fossero dovuti fare i tamponi sul posto, le auto in fila sotto il sole, poi aspettare i risultati… sarebbe stato il caos più totale. Impensabile».
In

ce è tutto molto più fluido. Chi arriva dalla Grecia sbarca a piedi o in auto, quasi tutti hanno la loro mascherina indossata, alcuni hanno già con sé un’autocertificazione che consegnano alle forze di polizia preposte ai controlli.
«Noi misuriamo la temperatura a tutti quelli che imbarcano, non a chi sbarca - spiega un addetto alla security portuale - e questo non solo da ora».

«Il monitoraggio di chi imbarca e sbarca è responsabilità delle compagnie di navigazione - sottolinea Vespasiani - Le informazioni relative al dovere di autosegnalarsi sul sito della Regione, il controllo della temperatura, sono tutte indicazioni degli obblighi da seguire che vengono ripetute ai turisti sul traghetto. Inoltre le compagnie hanno gli elenchi di tutti i passeggeri con nome cognome e numeri di cellulari, queste liste vengono consegnate all’autorità sanitaria regionale che le acquisisce per i suoi controlli incrociati e per poter fare poi i tamponi. Certo, se non li trovano a casa, immagino guai per loro».
Tra il 15 e il 16 sono arrivati al porto di Bari sei traghetti dalla Grecia, uno da Venezia e altri sei tra Durazzo e Dubrovnik. I turisti baresi e pugliesi in arrivo dalla Grecia si devono autodenunciare sul sito della Regione, e stare a casa per circa 72 ore in attesa che venga loro fatto il tampone.

«Questo è un altro motivo per cui sarebbe stato impossibile fare le analisi direttamente in porto - mette in evidenza Vespasiani - devono passare almeno un paio di giorni dal rientro, per evitare che i risultati dei tamponi siano dei falsi positivi».
Anche in aeroporto nessuno aspetta i vacanzieri che arrivano dalla Spagna o Malta per prelevarli e portarli in una località segreta in isolamento. La temperatura viene presa all’ingresso, chi invece sbarca sa già le regole da seguire perché avvisato dalla compagnia di volo. Negli ultimi due giorni ferragostani sono arrivati quattro voli diretti dalla Spagna (Madrid, Barcellona e Valencia) ed uno da Malta, tutti pieni di turisti.

Ieri mattina tra chi arrivava c’era solo molta fretta a tornare a casa. «Mio padre mi sta aspettando fuori – dice un ragazzo -, sì lo so che devo aspettare che mi facciano il tampone e so anche che ci vorranno giorni, sia perché qualcuno me lo faccia, sia per sapere l’esito. Spero di sbrigarmi in settimana, certo io posso studiare a casa e non devo andare a lavorare, altrimenti comunque una mini quarantena, l’avrei dovuta fare in ogni modo, magari non di due settimane, ma credo che 4-5 giorni li perderò comunque».

Privacy Policy Cookie Policy