L'INCONTRO

Acquaviva, con Livio Macchia: il bassista fondatore dei «Camaleonti»

Franco Petrelli

«Ad Acquaviva tra le persone che il tempo non cancella»

La nostalgia è una cara amica per Livio Macchia, il bassista fondatore dei Camaleonti, complesso pop che in oltre 56 anni di attività artistica ha venduto 30 milioni di dischi. Eccolo, tornato in questa nella sua città, ad Acquaviva. «E qui, in piazza Vittorio Emanuele ho lasciato qualcosa di me, della mia infanzia, della mia esistenza e rivedendo parenti ed amici, i ricordi tornano all’unisono a galla. Ma, come sempre si ripete, sto ritornando a Milano, per impegni di lavoro, i Camaleonti devono fare alcuni concerti in quegli ambienti musicali, frequentati da gente che non ha quasi mai smesso di divertirsi, di ballare e di ascoltare musica».

Musica per andare avanti, per riprendersi dal lungo lockdown e dalla tensione di questi mesi. Ecco perché bisogna rianimare anche i luoghi della musica. «I locali dove si suona dal vivo stanno rimettendosi in moto, credo che qualcuno accarezzi l’idea di aprirne altri nel tentativo di dare slancio, tensione emotiva in questo periodo e in questo particolare contesto storico sociale».
Un tempo, Livio Macchia affonda le mani nei ricordi, «questi locali hanno rappresentato il trampolino di lancio di nuovi capi di abbigliamento, penso alla jeanseria, alle magliette, alle camicie e ai capi spalla da donna. Ricordo i tanti club da ballo, dalla metà degli anni Ottanta in poi, collegati ad aziende e negozi del bel vestire italiano. Una formula sperimentata in Puglia come in Emilia Romagna o in Lombardia poi riproposta in diverse città europee».

Ma pensiamo all’oggi. «Servirebbe ricorrere alla personalità intellettiva di noi italiani, che con la musica, ad ampio respiro, possono aumentare i luoghi di incontri socio-culturali, riattivando diversi locali di musica, in cui per anni si sono esibiti gruppi, a volte di giovani meridionali, disponibili e scarsamente arroganti, ottimi musicisti e interpreti nei concerti degli indirizzi delle persone, tornandomi alla mente quante mode sono state lanciate, in quegli ambienti dove si facevano amicizie vere che per molti versi, nel tempo, rimanevano. Con grande libertà espressiva, depotenziata da paure e condizionamenti».

Non ha dubbi Macchia: «Ad internet e ai social, vanno aggiunti gli ideali artistici e culturali che solo la presenza fisica delle persone in questi motori vitali di aggregazione, vivendo alcune ore di svago, si vanno a creare». Intanto i suoi «Camaleonti» proseguono nella straordinaria avventura musicale, arricchita da nuove canzoni, che dura da 56 anni, attraverso migliaia di concerti e apparizione televisive in tutto il mondo. «Siamo figli di gente che aveva alle spalle due conflitti bellici, partiti dal Sud con strumenti di fortuna, con pochissime lire in tasca e ricchi di tanta passione per la musica». Il resto è storia, con un gruppo che ha fatto sognare svariate generazioni di italiani. L’ultimo pensiero è per Acquaviva? «Ritornerò dopo il 22 agosto, mi aspettano le persone care di sempre, che neanche la tirannia del tempo ha mai cancellato».

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