questa mattina
Bari, protesta braccianti agricoli davanti sede della Regione
Il motivo del sit-in, guidato dal sindacalista dell’Usb Aboubakar Soumahoro, è la recente determina regionale sulla gestione del campo di Torretta Antonacci a San Severo, l’ex «gran ghetto» di Rignano
BARI - «Gli insediamenti dei braccianti non sono zoo dove si vanno a guardare gli animali incatenati, noi non siamo animali, siamo esseri umani e vogliamo vivere liberi».
Circa 300 braccianti agricoli, tutti migranti di origini africane, provenienti dai 'ghettì foggiani di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci, hanno protestato davanti alla Presidenza della Regione Puglia sul lungomare di Bari, al grido di «libertà, dignità, diritti».
Sono arrivati a bordo di cinque bus. Il motivo della protesta, guidata dal sindacalista dell’Usb Aboubakar Soumahoro (nella foto, tratta tral suo profilo Fb), è la recente determina regionale sulla gestione del campo di Torretta Antonacci a San Severo, l’ex 'gran ghettò di Rignano dove nei mesi scorsi la Regione ha installato 106 moduli abitativi dopo l’incendio che aveva distrutto il precedente insediamento.
«Non vogliamo essere gestiti, non siamo un centro di accoglienza - hanno detto i braccianti -. La Regione Puglia ha deciso di ostacolare l’emancipazione e l’autodeterminazione dei braccianti, dando la gestione dell’insediamento ai signori dell’assistenzialismo imprenditoriale, che si arricchiscono mentre i braccianti fanno la fame. E’ come dire di voler affidare Bari Vecchia ad associazioni di volontariato perché le famiglie che sono lì sono incapaci di auto-emanciparsi. E’ un giro di soldi, ma questi soldi non li mangerete mai più sulla nostra pelle. Non vogliamo più essere usati come bancomat per attingere ai finanziamenti comunitari».
«DURANTE COVID, NOI A LAVORO» - «Siamo qui per dire al presidente Conte e alla ministra Bellanova che le lacrime bisogna versarle qui, dove ci sono donne e uomini che si svegliano alle 4 del mattino, si spaccano la schiena per una paga minima e fino ad oggi nessun datore di lavoro li ha voluti regolarizzare».
Lo ha detto il sindacalista Aboubakar Soumahoro dell’Usb, partecipando a una protesta organizzata a Bari, davanti alla Presidenza della Regione, dai braccianti migranti arrivati in 300 dal Foggiano. "La lotta al caporalato - ha detto - si fa nel fango con gli stivali, no al chiuso delle stanze lussuose con l’aria condizionata».
«In questi mesi di pandemia - ha aggiunto Soumahoro - siamo stati lasciati da soli a lavorare nei campi, non abbiamo visto una ministra, un ministro, un presidente della Regione, tutti erano barricati in casa mentre noi abbiamo continuato a lavorare, a produrre il cibo che finiva sulle tavole dei presidenti della Regione, dei ministri, del presidente del Consiglio, senza mascherine e senza nulla di nulla».
«Allora il Governo deve fare una cosa semplice - ha detto -. Ci è stato detto di continuare a lavorare perché il settore agricolo è essenziale. Abbiamo prodotto il cibo, ma perché non vogliono dare un permesso di soggiorno per motivo sanitario convertibile al lavoro ai braccianti che hanno cibato la comunità in questi mesi di pandemia. Chiediamo il permesso di soggiorno per tutti».