L'intervista

Bari, «Il governo ha abbandonato il mercato dell’automobile»

Michele De Feudis

Maldarizzi: «Ora detraibilità Iva per imprese e professionisti»

«Il governo ha letteralmente abbandonato il settore dei concessionari d’auto e dell’automotive nel complesso. In Francia il presidente Macron ha stanziato otto miliardi per il settore…». Non usa mezzi termini Francesco Maldarizzi, Cavaliere del Lavoro, presidente del Maldarizzi automotive spa, nonché membro esecutivo del direttivo FederAuto. L’associazione di categoria - che ha la rappresentanza di circa 1.400 imprese (oltre l’80% della distribuzione automobilistica ufficiale) su tutto il territorio nazionale, con quasi 50 miliardi di fatturato e oltre 120mila addetti - ha avuto nelle scorse settimane più interlocuzioni con il governo per discutere provvedimenti a sostegno del settore. Ora l’intera categoria torna a chiedere a Palazzo Chigi un segnale concreto per favorire la ripresa economica.

Il mondo delle concessionarie d’auto ha tratto giovamento dagli ultimi decreti dell’esecutivo, il Dl liquidità e il Dl Rilancio?
Assolutamente no: i prestiti a sei anni sono un palliativo, non utilizzabili per una crisi che durerà molto tempo. Per sostenere una reale ripresa le aziende avrebbero bisogno di finanziamenti - sia pure onerosi, ma a condizioni di mercato - almeno a 15 anni. Le devo però fare una premessa.

Prego.
Noi non chiediamo provvedimenti assistenziali, risorse a fondo perduto, auspichiamo provvedimenti che consentano di far ripartire il mercato, favorendo i consumi. Nel Decreto Rilancio, con il rifinanziamento del fondo per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, riscontriamo un intervento di portata inconsistente. Del resto nel bimestre gennaio-febbraio 2020, il mercato registrava già un -7%”.

(L’incontro si svolge nella sede della Maldarizzi in Via Oberdan a Bari, dove le attività delle officine non si sono mai fermate nelle settimane del Covid anche per gli interventi su mezzi sanitari o di soccorso, mentre è ripresa con la fase due il lavoro degli uffici vendite. La vitalità e la spinta per la Fase due, del resto, è stata suggellata da uno spot andato in onde sulle tv nazionali che fotografa lo sforzo dell’intera filiera, ndr).

Qual è la fotografia del settore dopo il lockdown?
I numeri sono chiari: i livelli produttivi della filiera dell’automotive sono crollati del 21,6% nel primo trimestre dell’anno, con i veicoli prodotti in calo del 24% rispetto al trimestre del 2019. I numeri ora sono ancora peggiori dopo gli ultimi due mesi di stop delle produzioni.

Il mercato dell’auto?
Letteralmente azzerato: il calo è stato dell’85,4% a marzo e del 97,5% a aprile.

I lavoratori delle concessionarie?
Abbiamo un dipendente su due in cassa integrazione, sessantamila su centoventimila occupati. Noi generiamo il 3% del Pil nazionale, mentre l’intero automotive segna il 18% del totale delle entrate erariali dello Stato, attraverso una serie di voci che vanno dall’Iva al bollo, passando per super bollo, accise, carburanti… Chiudere il 2020 con 800mila auto vendute in meno avrà un effetto devastante: un mancato gettito Iva vicino ai 4 miliardi circa, con una perdita occupazionale di 40mila dipendenti delle concessionarie e un calo degli occupati in tutte le imprese del comparto. La crisi, infatti, sta colpendo anche i lavoratori dell’indotto con il congelamento delle attività di assicurazioni, autolavaggi, carburanti, e delle agenzie di immatricolazione-auto…

Torniamo al dialogo con il governo nazionale.
Abbiamo presentato all’esecutivo un ventaglio di proposte per far riavviare questo comparto.
Alcuni ambienti della politica romana parlano di effetti miracolosi dell’eco-bonus. Condivide questa lettura?
Parliamoci chiaro: la maggior parte della popolazione, con la crisi economica in arrivo, non potrà usufruire del bonus a sostegno delle auto ibride/elettriche per un motivo molto semplice: restano ancora molto costose ma soprattutto di difficile utilizzo. Per una famiglia, le cui entrate sono fortemente ridotte dalla cassa integrazione, parliamo di vere chimere. I numeri parlano chiaro: è velleitario da parte del governo immaginare di rilanciare il mercato automobilistico privilegiando un segmento che nel 2019 - con una misura di incentivazione - ha riguardato 15.205 veicoli, lo 0,8% del totale.

Da dove si sviluppa la vostra visione della ripartenza?
Non bisogna ricordarsi degli autoveicoli solo per tassarli e mettere in ordine i conti dello Stato, ma è necessario affrontare la crisi per dare linfa a un settore strategico.

C’è il tema del rinnovo del parco auto circolante in Italia.
Fino al 2019, per il 32,5% è costituito da vetture ante-Euro4, per il 57% le auto hanno oltre dieci anni di anzianità, altamente inquinanti e pericolose.

Quale proposta indicate come più facilmente realizzabile?
L’introduzione della detraibilità dell’Iva per le autovetture di aziende e professionisti. Il confronto con altri paesi europei evidenzia come la nostra fiscalità non sia competitiva: da noi è deducibile solo il 20% di 18.076 euro spesi per comprare una vettura e di quei 3615 euro solo il 40% è ammortizzabile. In Germania, per esempio, la deducibilità per le imprese è illimitata, ammortizzabile al 100% e detraibile al 100%. Noi proponiamo che l’Iva per le auto sia detraibile al 100% come in tutti gli altri paesi europei e il tetto del costo deducibile possa arrivare almeno a 50mila euro.

Sul fronte dell’acquisto di mezzi per trasporto merci, come si può intervenire?
È necessario ampliare per il 2020 e il 2021 il superammortamento per tutti i veicoli commerciali e da lavoro.

Intanto i piazzali delle concessionarie sono pieni di auto invendute, nuove e usate.
Anche qui, oltre agli aumenti degli importi di ecobonus, l’invito è a prevedere norme che consentano di poter sommare le agevolazioni a un ulteriore incentivo alla rottamazione: aiuterebbe la commercializzazione di autoveicoli nuovi e usati Euro-6 che in caso contrario appesantirebbero ulteriormente i bilanci delle nostre aziende.

Per tirare le somme…
Non bisogna illudersi per il lieve miglioramento delle immatricolazione di maggio, dovuto a ordini pregressi e al fermo tecnico di tre mesi. Del resto addirittura anche in Cina, dove dopo il lockdown c’è stato un avvio in ripresa, il mercato di maggio ha già un segno negativo. Nel complesso, dunque, le nostre proposte sono misure integrate che consentirebbero di far rimettere in careggiata il settore, di dare ossigeno all’indotto, di ridurre il ricorso agli ammortizzatori sociali evitando la perdita di migliaia posti di lavoro. Si darebbe linfa al settore dell’automotive. La nostra ripresa sarebbe - nei fatti - un concreto aiuto i cittadini-clienti, sia privati che partite Iva, in questi mesi di grandissima difficoltà economica.

Privacy Policy Cookie Policy