La polemica

Giustizia e Fase 2 in Puglia, i penalisti baresi: «No a processo da remoto»

Redazione online

'Si rischia di tornare al processo inquisitorio'

BARI - «Non possiamo essere d’accordo sul processo penale da remoto, perché svuotando il momento del confronto sull'acquisizione della prova si rischia di tornare al processo inquisitorio ed è impossibile il contraddittorio stando nelle figurine delle piattaforme commerciali con la possibilità da parte di chi gestisce la videoconferenza di schiacciare il tasto del microfono e mettere il bavaglio alla difesa». Lo ha detto il presidente della Camera Penale di Bari, Guglielmo Starace, in una videoconferenza trasmessa in diretta Facebook su iniziativa dell’Aiga Bari, l’associazione dei giovani avvocati, dal tema «Giustizia in quarantena».

Durante il dibattito gli avvocati intervenuti, tra i quali il presidente dell’Ordine di Bari, Giovanni Stefanì, hanno commentato le ultime disposizioni del Governo in materia di Giustizia e il recente decreto del presidente del Tribunale di Bari che regolamenta la celebrazione delle udienze, attualmente sospese per l’emergenza coronavirus tranne quelle urgenti, dal 12 maggio al 30 giugno.Per Starace un modo per limitare le presenze nel palazzo di Giustizia per i penalisti, secondo le limitazioni di distanziamento sociale previste dal decreto Covid, sarebbe «il deposito e il ritiro di atti per via telematica», come già avviene nel civile, «che consentirebbe di ridurre gli accessi almeno del 50%», ma «il processo penale da remoto non si può fare, perché ha bisogno della presenza fisica» dice Starace.Il presidente Stefanì ha annunciato che con il Tribunale si sta lavorando ad un protocollo di intesa per definire nel dettaglio come riprendere a «celebrare tutte le udienze che si possono fare, tutte quelle compatibili con le misure di prevenzione del contagio», superando questa fase di «arresto pressoché totale della giurisdizione».

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