Provvedimento del gip
Bari, frode sulla mascherine vendute all'Asl al 4.000% in più: convalidato il sequestro
Confermato il provvedimento di circa 1 milione a carico di tre società: all'Aesse hospital restituiti 160mila euro, restano sotto chiave 70mila euro
Il gip del Tribunale di Bari Rossana de Cristofaro ha convalidato quasi per intero il sequestro preventivo d’urgenza, per complessivi 945mila euro, eseguito nei confronti di tre società distributrici di mascherine protettive, coinvolte nella indagine della Procura di Bari su presunte manovre speculative con rincari fino al 4mila% nelle venditi di dpi alle Asl pugliesi. Una vicenda denunciata dalla Gazzetta da cui è partita anche l'indagine della Procura.
In particolare il giudice ha convalidato sequestri per 626mila euro alla società 3MC, per 244mila euro alla Penta, entrambe di Capurso e amministrate dai fratelli Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino. Per quanto riguarda la Aesse Hospital dell’imprenditore barese Elio Rubino, il gip ha convalidato il sequestro di 75mila euro, disponendo la restituzione delle ulteriori somme inizialmente sequestrate dalla Guardia di finanza, pari a 160mila euro. Stando alle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, sarebbero stati applicati rincari fino al 4.100%, arrivando a vendere mascherine del valore di 0,60 euro a oltre 20 euro cadauna. «E' la misura del rialzo nel prezzo di vendita, davvero smodata, - spiega il giudice nel provvedimento di convalida dei sequestri - a rendere tangibile l’abuso».
Per il gip gli imprenditori avrebbero "applicato ingiustamente, in quanto non motivati dai costi, prezzi manifestamente esorbitanti di vendita, sfruttando le contingenze del mercato interno, a livello regionale, determinate dall’emergenza sanitaria da Covid-19».
Per quanto riguarda la restituzione di parte delle somme alla società Aesse Hospital, questa deriva da un diverso calcolo del presunto profitto illecito che, secondo il giudice, va calcolato sottraendo dal prezzo incassato incassato il costo di acquisto e l'utile lecitamente conseguibile del 34%.
Nel provvedimento il gip evidenzia che il rialzo dei prezzi sarebbe stato «tollerato dagli acquirenti data la mancanza di alternative sulle quali contare nell’immediato» per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione delle vie respiratorie, ritenuti «beni di prima necessità per la salvaguardia di servizi essenziali come quello sanitario, che altrimenti non potrebbero essere assicurati senza compromettere la salute del personale sanitario e di colore che vi entrano in contatto».
A questo proposito il giudice definisce «illuminanti le parole» del direttore generale e del direttore amministrativo della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce e Gianluca Capochiani, sentiti durante le indagini e le cui dichiarazioni sono agli atti, «con particolare riguardo al funzionamento del servizio 118». I due avevano infatti spiegato che a fine marzo la Asl di Bari ha rischiato di sospendere il servizio 118 a causa della mancanza di mascherine, trovandosi così «costretti, per evitare il crollo del sistema» ad acquistarle «a un prezzo purtroppo esageratissimo».