la decisione

Bari, nel 2018 udienze nella tendopoli: Ministero deve risarcire penalista

Redazione online

Il dicastero della Giustizia dovrà risarcire un avvocato barese per i danni «all'immagine e alla dignità professionale»

Il giudice di pace di Bari, Massimo Nicola Minerva, ha condannato il ministero della Giustizia a risarcire un avvocato barese per i danni «alla immagine e alla dignità professionale», causati dalle tendopoli nelle quali le udienze penali si sono celebrate a Bari per circa un mese, nell’estate 2018, a causa della inagibilità per rischio crollo dell’ex Palagiustizia di via Nazariantz. Il Ministero dovrà pagare la somma di mille euro al penalista Ascanio Amenduni.
Nelle motivazioni della sentenza il giudice evidenzia che il ministero «non poteva non conoscere, già dal 2010, la seria criticità» dello stabile, «inadeguato» allo svolgimento delle attività giudiziarie e in «gravi condizioni strutturali». E parla quindi di «condotta omissiva» del ministero, ritenuto "responsabile per il ritardo nelle scelte politiche, organizzative ed economiche, di reperimento di idonee strutture giudiziarie per il buon funzionamento della giustizia penale».

Dopo la dichiarazione di inagibilità dell’ex Palagiustizia di via Nazariantz, nel maggio 2018, «nella erronea convinzione che la tenda potesse sopperire, temporaneamente, alle esigenze degli operatori del diritto» il Ministero, secondo il giudice, ha «determinato una lesione alla reputazione professionale dell’avvocato, intesa come il diritto al proprio decoro nell’ambiente di lavoro il cui lo stesso operava».
«Nel complesso caso, e unico nel suo genere, che ci occupa, occorre partire da un dato oggettivo - ricostruisce il giudice nella sentenza - che sin dal gennaio 2015, dopo 70 anni, con il trasferimento dai Comuni, il Ministero della Giustizia diveniva il titolare della gestione e manutenzione delle sedi giudiziarie». Ma anche prima del 2015, «al Ministero era ben noto uno stato di crisi» della edilizia giudiziaria barese, penale e civile, e in particolare del Palagiustizia di via Nazariantz, certificato da quattro perizie tecniche redatte a partire dal 2012, fino all’ordinanza sindacale del 31 maggio 2018 di revoca di agibilità dello stabile «per inidoneità strutturale e serio pericolo di crollo».

«L'obbligo di tutela della sicurezza e incolumità degli utenti giudiziari - spiega - non può essere, per l’importanza e per il rango costituzionale della tutela degli interessi in gioco, delegato al territorio locale o addirittura alla proprietaria (Inail, ndr)» e l’avvocato, «quale parte importante dell’ingranaggio giudiziario, ha ingiustamente patito quel silenzio amministrativo costituito dalla consapevolezza delle gravi condizioni della giustizia penale barese e assenza di provvedimenti amministrativi finalizzati a creare le condizioni minime per l’esercizio dell’attività forense penale».
«L'ingiustizia arrecata al professionista - aggiunge - è tale e rilevante in quanto le attività giudiziarie svolte all’interno della tensostruttura, che la stampa ha definito per mesi con succinta ironia 'tendopoli', posta nell’area antistante la struttura pericolante, sono state particolarmente lesive della dignità dell’avvocato».
Il giudice ha però rigettato la domanda di danno economico per il «mancato guadagno» dovuto al rinvio delle udienze in quel periodo, ritenendo che «al più spetterebbe ai 'clienti-cittadini' contestare le lungaggini processuali sotto il profilo della violazione dei principi, costituzionalmente garantiti, della ragionevole durata dei processi».

PENALISTA: DIFESA DIGNITA' TOGA - «L'idea mi è venuta vedendo la condizione di tanti colleghi penalisti lasciati in grave difficoltà dai ritardi e dalle decisioni del ministero di Giustizia, senza accordare loro neppure un qualche sostegno o un qualche ristoro per dover lavorare sotto le tende o addirittura per dover smettere di lavorare. Tutto questo non poteva rimanere privo di una reazione giudiziaria». Lo dichiara l’avvocato barese Ascanio Amenduni, commentando la sentenza con la quale il giudice di pace di Bari ha condannato il ministero di Giustizia a risarcirgli mille euro di danni d’immagine per le udienze celebrate nelle tendopoli. Amenduni ritiene questo provvedimento "destinato a creare un precedente a difesa della dignità e del prestigio della toga».

«Questa sentenza - dice il penalista barese - afferma un importante principio su scala nazionale: il Ministero della Giustizia è responsabile, almeno a livello risarcitorio, se non consente agli avvocati, per proprie omissioni o inerzie o per propri ritardi, di esercitare la loro attività in idonei edifici».
«Fu una 'calamità innaturale', come la definì all’epoca il collega avvocato Michele Laforgia - conclude Amenduni - un evento prevedibile, rimediabile con la normale diligenza e con la normale tempestività. Una situazione, quindi, completamente diversa dalla sospensione dei processi decisa, ad esempio, a causa dell’emergenza Coronavirus».

«Questa sentenza di fatto sancisce la piena fondatezza e serietà delle nostre proteste dell’epoca e delle nostre ragioni e certifica la necessità di una soluzione immediata che va nella direzione completamente opposta rispetto all’atteggiamento del Ministero che, anche dopo il 'lockdown' di via Nazariantz, ha continuato e continua a trattare la questione dell’edilizia giudiziaria barese con assoluta indifferenza». Lo dichiara l’avvocato Gaetano Sassanelli, ex presidente della Camera penale di Bari, in carica quando, nel 2018, la giustizia finì nelle tende per l’inagibilità della sede di via Nazariantz per rischio crollo.
Fu proprio la Camera penale a sostenere l’iniziativa dell’avvocato Ascanio Amenduni che oggi ha ottenuto la condanna del Ministero della Giustizia al risarcimento dei danni d’immagine per la questione tendopoli. «Siamo contentissimi - commenta l’avvocato Guglielmo Starace, attuale presidente dei penalisti baresi - perché è il risultato di una battaglia comune, nella quale la Camera penale ha creduto con forza. La sentenza ci dà ragione sul fatto che è stata offesa la dignità degli avvocati».

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