il caso
Polignano: «A Grotta Palazzese via scala e canna fumaria». Il gestore: «Tutto regolare»
Lo sostiene il Comune: nel mirino tre opere realizzate in assenza di titolo abilitativo
Le strade tra il Comune di Polignano e l’imprenditore Modesto Scagliusi si incrociano ancora. I terreni di Costa Ripagnola tra Cozze e Polignano sui quali insistono i trulli che, in base a un contestato progetto, dovrebbero essere ristrutturati per trasformarsi in un resort di lusso, non c’entrano. Questa storia ruota intorno al gioiello gestito sempre da Scagliusi, Grotta Palazzese, sul quale l’amministrazione guidata dal sindaco Domenico Vitto non sembra fare sconti. Il dirigente dell’Area Tecnica del Comune di Polignano il 13 gennaio scorso ha firmato un’ordinanza di «ripristino dello stato dei luoghi» notificata alla proprietaria e al noto imprenditore, amministratore unico della «Hotel Grotta Palazzese», nonché gestore del ristorante in forza di un contratto di locazione firmato nel 2008. Toccherà a loro «entro e non oltre 90 giorni», nonché «a propria cura e spese», ripristinare i luoghi. Ma il provvedimento non è definitivo e Scagliusi ritiene di avere molti argomenti a suo favore per confermare la piena legittimità della situazione, fa sapere attraverso i suoi legali.Nel mirino del Comune di Polignano finiscono tre opere che sarebbero state realizzate «in assenza di titolo abilitativo» e in mancanza di autorizzazione paesaggistica. Il celebre e storico hotel e ristorante «Grotta Palazzese» incastonato sulla scogliera di uno degli scorci più belli al mondo, è sottoposto a numerosi vincoli paesaggistici che, secondo il Comune sarebbero stati violati. La zona costiera a valle della strada statale del Comune di Polignano è considerata peraltro di «notevole interesse». Si va dalla scalinata a vista «che dal piano superiore conduce alla grotta (per accesso alla battigia)», alla «installazione di una canna fumaria con relativo estrattore d’aria», ad «alcune opere murarie».
Tutto ha inizio quando la Capitaneria di Porto, impegnata ad effettuare alcuni rilievi dal punto di vista idrogeologico, si sofferma su alcune opere adiacenti alla struttura osservandole dal mare. L’articolo di riferimento è il 55 del codice della navigazione che disciplina distanze e autorizzazioni per le nuove opere realizzate in prossimità del demanio marittimo. La segnalazione arriva al Comune che approfondisce la questione sotto il profilo delle norme previste dal codice dei beni ambientali. Si scava negli archivi polverosi di Polignano. Come viene riportato nella stessa narrativa dell’ordinanza, spunta persino la licenza edilizia datata 1961, rilasciata alla proprietà dell’epoca per costruire un «ristorante-albergo composto da piano seminterrato, rialzato, I e II piano in via Tritone angolo via Atropo». Secondo i tecnici del Comune, però, è «di difficile collocazione temporale la realizzazione della scala di collegamento tra la terrazza e la battigia della grotta al parapetto». La certezza è che al Comune non risultano pervenute richieste di autorizzazione per realizzare la canna fumaria. Ed è su questo che si concentra Palazzo di Città. Il «quando». Insomma, tutto ruota intorno a un elemento: in che data sono state realizzate canna fumaria e scala, prima o dopo l’entrata in vigore delle norme a tutela del paesaggio?
A quanto pare, l’elenco delle tre opere «sospette» si assottiglia. Sarebbe stato di fatto lo stesso Comune a fare una scrematura. L’unico problema rimasto, sul quale effettuare accertamenti, sarebbe sostanzialmente la canna fumaria. Ma anche su questo, Scagliusi è certo di venirne a capo. L’avvocato Giuseppe Chiaia Noya, che assiste l’imprenditore, sgombra il campo dagli equivoci. «Da quanto ci risulta, ma stiamo approfondendo sul punto, la canna fumaria risale agli anni Cinquanta, la scala risale ad epoca anteriore ancora. Di conseguenza, non solo Scagliusi non c’entra nulla, ma anche l’attuale proprietà è del tutto estranea a quelle opere realizzate così indietro nel tempo. Sono convinto che le autorità preposte accerteranno la regolarità di tutte le opere che certamente sono tutte precedenti alla gestione Scagliusi. Il precedente gestore, nei primi anni del 2002 ha ottenuto anche la concessione edilizia e l’autorizzazione paesaggistica».