L’operazione
Bari, clan in guerra per il controllo del quartiere Japigia: 24 arresti all'alba
Blitz della polizia ai clan Parisi-Palermiti e Busco: sono indagati per omicidio, armi, estorsioni
Alle prime luci dell'alba la polizia di Bari ha arrestato 24 esponenti dei clan Parisi - Palermiti e del gruppo Busco di Japigia, per due omicidi, armi, droga, rapina ed estorsione. Le indagini sono partite da alcuni omicidi all'inizio del 2017 nel quartiere Japigia di Bari, roccaforte del clan Parisi-Palermiti: in particolare l'uccisione di Francesco Barbieri, "U'Varvir", 40enne freddato a pochi metri dal Liceo Scientifico Salvemini, quella di Giuseppe Gelao, 39enne, in via Peucetia, circostanza in cui rimase ferito anche Antonino Palermiti, nipote di Eugenio detto "U'nonn", esponente di spicco del clan Parisi, e quella di Nicola De Santis, detto Nico il Palestrato, 29enne trucidato in via Archimede.
Le indagini hanno fatto emergere che si trattava di una serie di azioni e risposte all'interno del clan Parisi e Palermiti, sfociate in una serie di violenze che hanno portato il gruppo capitanato da Antonio Busco a spostarsi da Japigia. Busco, infatti, dopo aver iniziato la carriera criminale nel clan Capriati, data la lunga detenzione di Savinuccio Parisi aveva iniziato la sua ascesa all'interno dell'omonimo clan, e questa ascesa non era gradita agli esponenti vicini a Eugenio Palermiti.
Gli arresti di oggi sono quindi la conseguenza di una serie di azioni di forza per cacciare Busco e i suoi da Japigia, in perfetto stile mafioso, per il controllo incontrastato del territorio, soprattutto per lo spaccio di droga: tentativi di assassinare Busco e i suoi, incendi di auto, danneggiamenti, immobili dati alle fiamme, rapine. Le imputazioni riguardano anche cessione, detenzione e porto di armi da fuoco, nonché evasioni dai domiciliari. L'operazione ha interessato anche le province di Roma, Lecce, Rimini e Chieti.
PM: STESE IN STILE GOMORRA - «Uno dei più grandi quartieri della città è stato controllato in senso mafioso al cento per cento anche attraverso le 'stese' (incursioni di gruppi armati, ndr), che rappresentano una forma di sottocultura che passa attraverso una forma di arte cinematografica che ha poi gli effetti che vediamo. Nelle intercettazioni le 'stese' si commentano ad imitazione di quelle di Gomorra». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Bari, Francesco Giannella, descrivendo l’esito delle indagini che hanno portato oggi all’arresto di 24 pregiudicati del quartiere Japigia di Bari, sette di quali erano già detenuti in carcere per altri fatti. In una intercettazione uno degli indagati dice infatti, compiacendosi della riuscita delle 'stesè, «qua mi sembra che non devono fare Gomorra, devono fare Japigia».
Di «omertà assoluta» ha parlato il procuratore Giuseppe Volpe, riferendo il contenuto di un’altra intercettazione nella quale Domenico Milella, braccio destro del boss Palermiti, «si rammarica perché i compagni di scuola della figlia le avevano detto: 'Busco vuole uccidere tuo padre». «Questa è la mafia - ha commentato Volpe - il fardello pesante che grava su quel quartiere, l’omertà assoluta pur in presenza di una consapevolezza di quello che succede».
«Non facciamo gli ipocriti, cominciamo a pensare che non è un mondo separato da quello delle cosiddette persone perbene ma si interseca con quello», ha poi aggiunto Giannella ricordando che tra i clienti degli spacciatori c'erano molte persone "cosiddette perbene».
IL BLITZ ONORA I POLIZIOTTI DI TRIESTE - «È la prima esecuzione della Squadra Mobile di Bari dopo gli eventi di Trieste, credo che sia la migliore maniera per onorare le divise dei due poliziotti che hanno perso la vita in servizio». Lo ha detto il sostituto procuratore della Dda di Bari, Federico Perrone Capano, commentando in conferenza stampa l’esito dell’indagine che ha portato oggi all’arresto di 24 pregiudicati vicini al clan Parisi-Palermiti, e al gruppo rivale capeggiato da Antonio Busco.
Raccontando il contesto nel quale sono state fatte le indagini, gli inquirenti hanno evidenziato che «intervenire in quel quartiere è davvero pericoloso». «Le forze dell’ordine - ha detto il pm Ettore Cardinali - sono state esposte, e in alcuni momenti» sono state «davvero coraggiose nell’intervenire nei confronti di questi personaggi sempre armati, sempre pronti a sparare, sempre pronti a manifestare la loro caratura criminale».
«Quando nell’aprile 2017 ci fu l’arresto in flagranza» di tre sodali del clan Palermiti, ha ricordato il pm, «erano tutti armati di mitragliette con i colpi in canne». «È stato un miracolo - ha concluso - che non ci sia stato uno scontro a fuoco in quella circostanza, e solo la professionalità delle forze dell’ordine ha evitato ulteriori conseguenze»