A poggioreale (Na)
Viola i domiciliari, Tommy Parisi torna in carcere
Il cantante neomelodico, figlio del boss Savinuccio, è coinvolto nell'indagine su un presunto giro di scommesse online illegali
Tommy Parisi torna in carcere a Poggioreale dopo aver violato i domiciliari, che gli erano stati concessi nell'indagine della Dda di Bari su un presunto giro di scommesse online illegali che il 14 novembre scorso ha portato in carcere altre 21 persone. Il figlio del boss Savinuccio dovrà comparire in udienza il 2 aprile prossimo.
Il Tribunale, su richiesta della Procura, ha infatti disposto l'aggravamento della misura cautelare perché l’indagato avrebbe violato alcuni degli obblighi imposti. La difesa, l’avvocato Nicola Lerario, ha impugnato il provvedimento ed è in attesa che venga fissata la discussione.
Nelle scorse settimane i pm della Dda di Bari Renato Nitti e Giuseppe Gatti hanno chiesto il giudizio immediato per tutti i 21 indagati e l’inizio del processo è fissato per il 2 aprile, salvo richieste di riti alternativi, come quella preannunciata dalla difesa di Parisi. Tra gli imputati ci sono Vito e Francesco Martiradonna, padre e figlio, attualmente detenuti ai domiciliari, presunti capi dell’organizzazione mafiosa con base logistica a Bari, accusati di aver creato un sistema transnazionale di scommesse illegali online stringendo accordi anche con gruppi malavitosi in Sicilia, Campania e Calabria.
Tommy Parisi fu arrestato, e condotto in carcere, dopo due giorni di latitanza per il reato di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa, per aver intestato fittiziamente a quattro prestanome altrettanti centri scommesse con sede a Bari e in provincia. Già in sede di Riesame, una settimana fa, i giudici esclusero l’aggravante mafiosa, ritenendo l’estraneità delle presunte attività imprenditoriali illecite rispetto a quelle del clan Parisi e confermando tuttavia la detenzione in carcere. Alcuni giorni dopo lo stesso Riesame aveva disposto la scarcerazione, concedendo i domiciliari, ai co-indagati Vito e Francesco Martiradonna, padre e figlio, presunti capi dell’organizzazione mafiosa con base logistica a Bari, accusati di aver creato un sistema transnazionale di scommesse illegali online stringendo accordi anche con gruppi malavitosi in Sicilia, Campania e Calabria.