La città segreta

Bari, spie, «donnine» e infine le suore: ecco le tre stagioni di Villa Suppa

Armando Fizzarotti

«Bastardi senza gloria», l’ex comando Usa è ora un centro sociale

BARI - La realtà? Supera sicuramente la fantasia... Se Villa Suppa negli Anni Quaranta fu comando delle spie Usa (la squadra dei «bastardi senza gloria» dell’Oss, l’Office of strategic service, che ha poi ispirato il film di Quentin Tarantino) - come rivelato ieri dalla «Gazzetta» -, secondo voci di anziani residenti nel quartiere lo storico edificio, terminato nel 1901 nell’attuale corso De Gasperi, nell’immediato dopoguerra fu trasformato in una «casa d’appuntamento». Molto esile, tra l’altro, il confine fra le attività di spionaggio e una delle antiche «case di piacere» della città (poi abolite con la legge Merlin): quale luogo più adatto, all’inizio della «Guerra fredda» contro il Patto di Varsavia & affini, di un postribolo per acquisire informazioni politico-militari e magari disseminare anche disinformazione per confondere gli avversari?

Ma da oltre mezzo secolo la bella villa storica immersa nel verde ha un terzo e nuovo volto: quello delle attività religiose e sociali a favore dei ragazzi e delle famiglie più emarginate.
Tre vite insomma, che la «Gazzetta» ora può raccontare dopo aver varcato quel cancello al civico 473 di corso De Gasperi.
la guerra È quanto ricostruito ieri su queste colonne, facendo riferimento soprattutto al libro di Gerald Schwab«Gli agenti dell’Oss nella terra madre di Hitler: destinazione Innsbruck» e che ricapitoliamo. La sezione Austria/Germania dell’Oss (la «madre» della Cia) coordinò da questa villa, dove aveva il suo comando, la missione «Greenup» (febbraio-maggio 1945) di tre agenti segreti, che portò alla resa dei nazisti che governavano il Tirolo senza sparare un solo colpo. Perché «bastardi senza gloria» i tre agenti, due dei quali ebrei? Riassumiamo la recensione sul film dell’ebreo Gilad Atzmon (scrittore e musicista jazz), secondo il quale nell’immaginario di Tarantino gli ebrei sono un gruppo di «ingloriosi esseri umani» che assumono il ruolo di Dio, «assassini vendicativi biblicamente motivati».

Erano inoltre in gran parte profughi che avevano abbandonato la madrepatria (conoscevano perfettamente la lingua tedesca e si infiltravano in territorio nemico sotto false identità e indossando uniformi tedesche) e la «mancata gloria» era anche la secretazione per decenni delle loro azioni di guerra.
la realtà odierna Ci apre il cancello di Villa Suppa suor Paola Pasquini, Superiora delle 11 Francescane Alcantarine che animano questa residenza. «La nostra storia qui - racconta - inizia nel 1956, quando le religiose dell’epoca accolsero un centinaio di orfani di guerra a convitto o semiconvitto. Poi la Casa si è trasformata in una scuola paritaria ed elementare, fino al 2005/2006, anno in cui si è trasformata in centro socio-educativo per 60 bambini all’anno a rischio di devianza. Abbiamo già 54 iscritti per quest’anno, che saranno assistiti dal nostro coordinatore Giuseppe Morga e da altre cinque educatrici».
«Volto Santo» è il nome del Centro a Villa Suppa, che cura l’assistenza per bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni residenti nel IV Municipio (Carbonara - Santa Rita, Ceglie del Campo e Loseto).

«Solo una delle nostre suore fa parte dell’équipe educativa - prosegue suor Paola, originaria di Perugia e qui da due anni -: le altre hanno una funzione di presenza spirituale. Inoltre il Centro ha anche a disposizione una psicologa. Quello che cerchiamo di fare qui da anni è soprattutto ascoltare il territorio».
«Assistiamo qui - testimonia l’educatrice Maria Colaianni - non solo ragazzi di famiglie “difficili” ma anche figli di immigrati, aiutandoli nell’integrazione con la società italiana. Tutto in regime di “doposcuola”. Lavoriamo non solo sulla didattica, ma anche sulle regole della convivenza civile con attività e laboratori di vario tipo da settembre a luglio. Il tutto nel segno dei valori cristiani». E compreso trasporto (con due pullmini) e pasti.

Inserito nella rete del Welfare, il Centro di Villa Suppa però - testimoniano le responsabili - attende ancora il rinnovo della convenzione con il Comune con il relativo finanziamento annuo di circa 300mila euro, fondi europei «girati» dalla Regione. «L’anno scorso aprimmo agli inizi di settembre sebbene non ancora coperti dal rinnovo, non possiamo abbandonare i bambini e i ragazzi: speriamo che la situazione quest’anno si risolva prima. L’anno scorso i nostri educatori rimasero senza stipendio per due mesi... Domani (oggi per chi legge - n.d.r.) andrò personalmente in Comune per sollecitare le pratiche» conclude suor Paola.

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