Solidarietà
Bari, dopo la visita di Salvini tornano i barboni in città
In città sono 460 i senza fissa dimora, molti frequentano i dormitori
BARI - Dormono per strada, su cartoni, avvolti in coperte lerce. Prediligono la piazza della stazione, o sotto qualche portico in centro, anche perché probabilmente i luoghi affollati danno maggiore sicurezza. Sono 460 i senza fissa dimora in città, non tutti dormono all'aperto, anzi la maggior parte si rifugia nei dormitori, ma una piccola parte di «irriducibili» preferisce la strada.
Solo qualche settimana fa, in coincidenza dell'arrivo del ministro Matteo Salvini a Bari, la Polizia municipale ha fatto sgombrare quanti si fermano con le loro poche cose nelle aiuole di piazza Moro, ma dopo pochi giorni eccoli di nuovo.
«Stiamo parlando di persone che non puoi allontanare – spiega Vito Nitti di Equanima, che si occupa di distribuire abbigliamento a chi non può comprarselo – c'è chi non accetta le regole dei dormitori, chi ha problemi di convivenza. È impossibile evitare i bivacchi per strada».
«Un altro problema sono quanti vivono un disagio psichiatrico – sottolinea Dario Di Carne del centro diurno Area 51, che si occupa di fornire pasti caldi in città -, difficile ospitarli nei dormitori. Ecco, i malati psichiatrici senza fissa dimora sono gli ultimi degli ultimi. Stiamo parlando di persone che a volte non sono neanche residenti in città, con storie drammatiche alle spalle, che provengono da famiglie disgregate, a volte proprio per colpa della malattia. Noi cerchiamo di intercettare tutti quanti si affacciano alla nostra porta, a volte siamo noi ad andare da loro. Proprio di fronte alla nostra sede, ad esempio, c'è una persona alla quale portiamo noi il pasto. È sociopatica e non potrebbe frequentare la mensa, ma non è lasciata sola».
Area 51 in Corso Italia è un centro multifunzione, non si limita a garantire pasti caldi a colazione, pranzo e cena per 200 persone, ma permette ai senza fissa dimora di lavarsi, trovare abiti puliti e magari frequentare uno dei loro laboratori. Il centro è frequentato da stranieri e italiani e la convivenza in genere è tranquilla. «Grazie al Comune negli orari in cui somministriamo i pasti c'è sempre una pattuglia della Polizia municipale che ci dà supporto – sottolinea Di Carne – una precauzione più che altro, può capitare qualcuno più aggressivo che possa creare problemi. In genere sono persone con problemi di dipendenza.
«In sede arrivano persone diverse. Stiamo notando un aumento dei malati psichiatrici e di età sempre più giovane, per aiutarli lavoriamo insieme al Centro di salute mentale per avviarli a diagnosi e poter somministrare farmaci. Da un paio di anni accogliamo anche molti esodati, uomini che erano professionisti e che ora non hanno nulla, l'età è tra i 55 e i 58 anni. Non sono abituati alla vita per strada e vivono male il disagio».
Ad Area 51 si organizzano anche laboratori linguistici per integrare i migranti ed abbattere le barriere linguistiche, un lavoro analogo per certi versi a quanto fanno i volontari di «Convochiamoci per Bari». «Noi cerchiamo di intervenire nelle sacche di disagio sociale di quanti vivono al quartiere Libertà – spiega Rossana Ruscelli – non si tratta di senza fissa dimora, ma con altri bisogni. Migranti e persone anziane prevalentemente, le parti più deboli della nostra società e che proprio per questo hanno bisogno di aiuto».