Il commento
Un Bari piccolo piccolo, i sogni son troppo grandi
E adesso? Rimboccarsi le maniche è il minimo. Serve a poco chiedere scusa a una città e a una tifoseria che gettano quotidianamente in campo amore e pazienza
Chissà cosa sarà passato per la testa di Aurelio De Laurentiis ieri pomeriggio al termine dell’insulso, inutile pareggio interno del Bari. Contro la Casertana. Pareggio largo, punto guadagnato, giusto per mettere in chiaro le cose, a favore soprattutto di chi la partita non l’ha vista. E ha fatto bene. Chissà quali colorite raffigurazioni avranno fatto capolino nei pensieri del presidente del Napoli e patron pure del Bari, in tribuna al San Nicola. La verità, purtroppo, è che questo Bari, questa squadra ha deluso ancora una volta.
E vien da chiedersi chi l’abbia mai pensata, questa squadra nel suo complesso. Su quali basi tecniche e tattiche sia stata edificata e poi anche «minata» numericamente dopo il mercato invernale.
Un «sudoku». Questo è sembrato ieri il Bari e questo in fondo pare dall’inizio della stagione. Perché poi fa male al cuore vedere maramaldeggiare i modesti ma volenterosi campani in uno stadio storico come il San Nicola, sulla cui erba hanno corso e sudato fior di campioni e sulle cui tribune ci sono state folle entusiaste.
Vuoto e fragile, anche impaurito. Il Bari si sta spegnendo dopo l’impennata di orgoglio dell’immediato dopo Auteri. E la paura adesso non è più quella di non vincere il campionato, ormai quello è andato. La paura è quella di non riuscire ad agganciare il secondo posto e di non riuscire a difendere il terzo dall’assalto del Catanzaro. Discorsi che mai avremmo immaginato di fare qualche tempo fa.
È chiaro che non è tempo di processi. Ma è altrettanto chiaro come la strada per la Serie B stia diventando maledettamente in salita. Un’altra stagione in C è davvero un’ipotesi che nessuno da queste parti osa lontanamente immaginare. Ed è altrettanto chiaro come Bari non possa restare ai confini dell’impero, quasi isolata. Una piazza come Bari ha bisogno di cure e attenzioni, ogni santo giorno dell’anno.
Difficile riavvolgere la matassa dopo quest’altra scivolata. Eppure Carrera dovrà provarci fino alla fine e lo farà sicuramente. In fondo al nuovo tecnico si possono «contestare» errori tattici o sostituzioni infelici nel corso di una partita. Non certo il «piano di lavoro» messo a punto da altri. Carrera, dopo tutto, è arrivato a Bari quando il mercato era già stato archiviato e non restava che pescare nello stagno degli svincolati.
E adesso? Rimboccarsi le maniche è il minimo. Serve a poco chiedere scusa a una città e a una tifoseria che gettano quotidianamente in campo amore e pazienza. Tirare fuori l’orgoglio, questo sì. Per se stessi. E per la maglia.