L'analisi

L’Europa solidale senza prime pagine

Ennio Triggiani

L’Unione europea in questi anni è stata da più parti definita “matrigna” riprendendo la qualificazione della natura offerta da Leopardi ma a dire la verità la colpa, quasi sempre, è solo dell’uomo che “si diverte”, masochisticamente, a molestarla

Quanto pesino pregiudizi, faziosità e malafede nell’informazione non dovrebbe essere una scoperta per nessuno. In parte è anche colpa di noi lettori e cittadini che spesso, nel quotidiano (si spera) tentativo di comprendere quanto accade intorno a noi, non ci sforziamo di ragionare e analizzare i fatti ma ci limitiamo a leggere o ascoltare ciò che è in sintonia con le nostre idee (più o meno preconcette).

La riflessione mi è sollecitata dallo sguardo sulle prime pagine dei principali quotidiani nazionali di ieri 19 maggio in riferimento alla proposta lanciata da Francia e Germania di 500 miliardi di euro da destinare ai Paesi dell’Unione più colpiti dal Covid-19. Tale proposta, frutto di serrati colloqui con la Commissione europea (che formalizzerà il relativo testo entro fine mese) e con i governi più interessati fra cui l’Italia, è sicuramente rivoluzionaria. Infatti, per la prima volta si apre un grande scenario di solidarietà fra i Paesi membri diretto a tirar fuori l’Europa dalla recessione, nella consapevolezza che il crollo di qualcuno porta inevitabilmente con sé anche gli altri. La significativa novità è data dalla circostanza che questi soldi, recuperati dalla Commissione sui mercati offrendo la garanzia europea, non saranno rimborsati dai beneficiari, i privati e gli Stati, ma dall’Unione stessa attraverso il proprio bilancio e spalmandoli a lungo termine. Tali sovvenzioni saranno, poi, distribuite non in proporzione alla grandezza di ogni Stato membro ma solo in funzione dei bisogni determinati dalla pandemia; per cui l’Italia dovrebbe assorbirne una buona quantità pari a 80-100 miliardi (notevolmente superiore al nostro contributo annuale sul bilancio europeo). E’ poi probabile che la destinazione di tali risorse venga indirizzata prioritariamente verso settori quali trasformazione ecologica, digitalizzazione, modernizzazione industriale, sviluppo del capitale umano.

Quindi, per la prima volta assisteremo a quella mutualizzazione comune del debito fino a poco tempo fa del tutto impensabile. E’ anche molto probabile, inoltre, che la cifra in questione venga incrementata dietro la spinta del Parlamento europeo e degli altri governi interessati e che sia prevista un’ulteriore somma, non a fondo perduto, utilizzabile invece quale prestito a lungo termine e a condizioni molto favorevoli (nel complesso arrivando agli ipotizzati 1000 miliardi). L’importante, tuttavia, è che si agisca nei tempi più rapidi possibili, pur considerando le esigenze dettate dalla creazione di uno strumento del tutto nuovo. Per questa ragione, il Fondo Salva Stati (Mes) sarebbe molto utile proprio in quanto immediatamente usufruibile.

Ebbene, per tornare alle considerazioni iniziali, alcuni importanti quotidiani nazionali hanno del tutto ignorato nella prima pagina la notizia! Altri, invece, pur rendendone conto in maniera abbastanza sfumata, hanno però qualificato tali risorse come semplici prestiti che quindi dovremmo comunque restituire. Non chiedetemi se questi quotidiani abbiano simpatie sovraniste perché, se lo faceste, dovrei rispondere affermativamente. D’altronde, un’Europa che si è finalmente svegliata da un lungo letargo per dare prova della sua insostituibilità, nel complesso quadro della fase attuale della globalizzazione (economica e sanitaria), non è una bella notizia per chi sostiene che ce la possiamo fare da soli.

Certo, la proposta deve essere concretamente approvata e fare i conti con le “perplessità” (per usare un eufemismo) dei soliti noti Paesi nord-europei (in gran parte, guarda un po', sovranisti); ma la pubblica esposizione della cancelliera tedesca ne attutisce notevolmente la capacità frenante. Potrebbe poi esserci il ricorso, come estremo rimedio, allo strumento della “cooperazione rafforzata”, con cui almeno nove Paesi dell'Unione stabiliscono un' integrazione o una cooperazione più stretta in una determinata area senza il coinvolgimento degli altri. Ma comincerebbe a prefigurarsi, per una situazione così rilevante, un più importante scenario futuro al quale questi ultimi difficilmente potrebbero rimanere estranei.

Tornando al presente, è bene ricordare che l’Unione ha già ora reso potenzialmente disponibili oltre 500 miliardi di euro provenienti dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), dalle garanzie complementari alle imprese (incentrate sulle piccole e medie) promesse dalla Banca europea per gli investimenti e dal piano Sure della Commissione, che mira a cofinanziare programmi come la cassa integrazione. Per non parlare dei consistenti interventi, in atto, della Banca centrale europea con il suo Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) attraverso gli iniziali 750 miliardi per l’acquisto di titoli di Stato (e non solo), dei quali è stato così bloccato ogni tipo di speculazione.

L’Unione europea in questi anni è stata da più parti definita “matrigna” riprendendo la qualificazione della natura offerta da Leopardi (“Dialogo della natura e di un islandese”); ma a dire la verità la colpa, quasi sempre, è solo dell’uomo che “si diverte”, masochisticamente, a molestarla. E così se l’UE si è a volte rivelata poco benevola la colpa è degli Stati che la compongono, molto abili nel paralizzarne le immense potenzialità per privilegiare anacronistici egoismi nazionalisti. Speriamo che d’ora in poi, senza tentennamenti, l’Unione si manifesti come “madre dolcissima e previdente” come invece Pascoli definiva la natura (”Myricae”).

Privacy Policy Cookie Policy