L'Editoriale
Guai se il morbo invade l’Africa, Italia del Sud ad alto rischio
È un rapporto che traccia un futuro nero. Nero per tutti, l’economia, le famiglie, la salute, la politica. Si tratta dell’ultimo monitor socioeconomico commissionato da Forza Italia a Tecnè.
È un rapporto che traccia un futuro nero. Nero per tutti, l’economia, le famiglie, la salute, la politica. Si tratta dell’ultimo monitor socioeconomico commissionato da Forza Italia a Tecnè.
Fare previsioni, quando si è alle prese con una pandemia che, per ammissione degli esperti, è ancora sconosciuta al mondo scientifico e di cui è difficile prevedere la «curva» in un futuro più o meno prossimo, può anche essere un azzardo ma serve in ogni caso a delineare meglio quanto potrà accadere. E nel caso, fare tesoro dell’esperienza.
La situazione economica, per esempio. Secondo l’Istituto di «Conoscenze e stategie», quella delle famiglie italiane sarà disastrosa nei prossimi 12 mesi. Partendo da un +5,9 del 2015 - dove zero indica un andamento stabile - nel marzo scorso si è toccato un -26,5. Per le imprese, dal 4,7 del 2015, si è precipitati al -22,7. Per quest’ultime appaiono pesanti i livelli di occupazione con una crescita che ha riguardato il 5% del campione, un trend stabile per il 69% e una calo netto per il 26%. Nel marzo del 2019 i dati erano rispettivamente del 10%, dell’81%, del 9%. Un paragone che diventa plastico con il raffronto delle stime macro-economiche. La variazione percentuale del Pil, prima dell’emergenza pandemica era del +0,4% rispetto al 2019, mentre precipiterebbe al -14,5% a luglio, con una variazione, in miliardi di euro, di -260. Così le imprese a richio default passerebbero da 10.000 (primi mesi 2020) a 1.710.000, con una capacità produttiva del 73%, rispetto al 100% del 2019.
Cifre che si rifletterebbero in materia di occupati: dai 23,6 milioni del periodo immediatamente precedente al diffondersi della pandemaia in Italia, si arriverebbe ai 17 milioni del 15 luglio, con una perdita secca in poco più di tre mesi di 6,4 milioni di unità.
Sarebbe questa la fotografia di un Paese reduce da una guerra in cui gli individui poveri passerebbero da 8,9 milioni di prima dell’emergenza (il 14,7% della popolazione) a 13,7 milioni di luglio (il 22,7%).
Una debacle economica e sociale che vedrebbe l’Italia in compagnia di tutte le potenze occidentali, almeno seguendo la traccia del Pil: -9,5% negli Stati Uniti; -10,8 nel Regno Unito; -13 in Spagna; -12 in Francia e -11,6% in Germania.
Il monitor di Tecnè affronta poi il tema strettamente sanitario. Guardando uno scenario rio dell’emergenza - con probabilità dell’83% - al momento saremmo fuori dal picco, in una curva discendente che resta però lenta e che dovrebbe portare all’emergenza zero non prima della tarda estate, verso settembre (naturalmente non ci si riferisce al numero dei contagi e dei decessi che, si spera, dovrebbero diminuire più velocemente). Ma è quel che potrebbe avvenire in autunno a preoccupare maggiormente in particolare per il Sud Italia. Lo scenario attuale, con le regioni settentrionali a guidare la classifica dei lutti e degli ospedali in affanno, potrebbe capovolgersi, con un’eventuale seconda ondata di pandemia che colpirebbe il Mezzogiorno. I grafici del «monitor» indicano infatti come la fase attuale del contagio si sia propagata dalla Cina verso l’Europa e l’Australia e dall’Europa verso l’America. Più complessa, data l’attuale circolazione mondiale del virus, la pandemia di ritorno che seguirebbe, sfruttando persone e merci, le direttive Amercica del Nord e America del Sud verso l’Europa e la Cina, ma anche dall’Africa verso l’Europa e il Medio Oriente. E se il Covid attraversa il Mediterraneo dal «basso», impatterebbe principalmente con le regioni del Mezzogiorno d’Italia, dove - inutile negarlo - il sistema sanitario è impreparato ad affrontare i numeri micidiali che in questi giorni stanno flagellando Lombardia, Veneto ed Emilia.
Lo studio analizza infine le conseguenze politica nel nostro Paese. Gli effetti sarebbero diversi, ma non tanto, in base alla durata delle misure di contenimento in particolar modo per quanto riguarda la conflittualità sociale, con una continuità politica attorno al 42%, contro un periodo di «rottura» del 58% in caso di «quarantena lunga» e che avrebbe due scenari tra i più probabili: un governo Draghi (26%), oppure di unità nazionale (21%).